ANCONA – Il Parco del Cardeto, che sta entrando a far parte del Parco del Conero, non è solo un polmone verde di Ancona: è un luogo bellissimo dove convivono storia anconetana e natura, con scorci a picco sul mare e sulla città, nonché sugli altri parchi cittadini, quello della Cittadella e quello del Pincio. Trentacinque ettari che vanno dalla zona dell’anfiteatro romano e dal faro vecchio sul colle Cappuccini, passando per il Campo degli Ebrei, fino a via Panoramica dove il parco confina con la Marina Militare. In questi giorni s’è parlato spesso dell’area, soprattutto per il recupero del faro vecchio cui potrebbe provvedere il Comune effettuando uno scambio di immobili con il demanio. L’ampia zona in questione, però, come già riportato da CentroPagina, che esercita un innegabile fascino sul visitatore, meriterebbe maggiore cura da parte di cittadini e amministrazione comunale.
Un sopralluogo effettuato nella zona adiacente all’ingresso al parco, dal lato del colle Cardeto, ha mostrato aspetti sicuramente migliorabili per un’area che è frequentata da scolaresche, bambini e famiglie che, con l’arrivo della primavera e della bella stagione, cercano sempre più spesso parchi urbani come quello del Cardeto dove passeggiare. L’edificio della Polveriera Castelfidardo, riqualificato di recente e trasformato in un auditorium, come recita anche il sito del Comune stesso, è un luogo interamente visitabile. Peccato che sia chiuso e senza alcuna indicazione per un orario di visita. Ma il fabbricato a fianco è fatiscente: una porta è aperta, i muri pieni di graffiti, la recinzione per evitare l’accesso a estranei è sollevata, dunque facilmente oltrepassabile, potrebbe entrarvi chiunque. Se a questo si aggiunge l’altro fabbricato di fronte, ormai un rudere avvolto da sterpi e recinzioni sfondate, l’orrore è completo. Urge riqualificare, perché questa prima parte di accesso non è certo adatta ad accogliere cittadini, bambini e turisti, tra l’altro proprio all’ingresso del parco.
Invece poco più avanti sulla sinistra, a fianco al Deposito del Tempo, struttura recuperata nel 2005 e trasformato in biblioteca multimediale ma chiusa, c’è un edificio ristrutturato dove ha sede la Hort, cooperativa che si occupa di ricerca e sperimentazione agronomica, laboratori didattici, attività ricreative a contatto con la natura, agricoltura sociale, escursionismo e altro e che proprio lì sta realizzando orti per bambini e anziani. C’è vita, al Cardeto, insomma, ma ci sono anche degrado e incuria: in diversi punti i muri sono diventati luogo per sperimentazioni artistiche da parte di writers a caccia di notorietà e gli stessi frequentatori del parco, come mostrano le immagini, sembrano non avere più di tanto a cuore la pulizia e il rispetto del luogo. Serve manutenzione e servono progetti, perché il Parco Cardeto vanta un potenziale ancora inespresso e ha tutti i mezzi per poter esercitare la sua attrattiva nei confronti non solo delle scolaresche e dei cittadini, ma anche dei turisti.