ANCONA – «Il Sistema di Emergenza Territoriale 118 è vicino al collasso, non possiamo più attendere, c’è necessità di un riordino». A lanciare l’allarme sulla situazione in cui versa il 118 nelle Marche è il Sindacato Medici Italiani (Smi) che chiede alla Regione «soluzioni» per frenare la «fuga degli operatori dal sistema, e, a medio termine, «la revisione della legge regionale 36/98».
La legge 36 approvata nel 1998, è il provvedimento con cui le Marche hanno istituito e disciplinato il sistema di emergenza sanitaria (soccorso, trasporto e comunicazione) e i servizi ad essa collegati. Una carenza, quella di operatori sanitari, finita negli ultimi tempi sotto la lente dei sindacati, anche per quanto concerne il personale che opera all’interno delle strutture ospedaliere.
«Attualmente abbiamo sul territorio marchigiano solo 33 postazioni medicalizzate effettive h24 – spiega – e per ogni postazione sono necessari 5.5 medici, per garantire ferie e malattie, pertanto sarebbero necessari almeno 180 medici 118 ma purtroppo non li abbiamo. Mancano almeno 50 medici 118 nelle Marche, da diverso tempo, e abbiamo notizie che il deficit aumenterà nei prossimi mesi».
Il segretario organizzativo regionale Smi, Fabiola Fini, dirigente medico del 118, dati alla mano, traccia un quadro preoccupante e definisce «pesanti le carenze nel pesarese, anconetano, maceratese e fermano, tanto da mettere in serio rischio la copertura degli attuali mezzi di soccorso avanzato – Msa» (automedica).
Accanto a questo, a mettere in difficoltà l’emergenza sanitaria nelle Marche «ci sono, poi, le misure di accorpamento di alcune postazioni attuate nel corso degli ultimi anni per provare a tamponare la carenza di personale medico, come è successo a Falconara-Chiaravalle, che sono alternativamente operative di giorno o di notte in Area Vasta 2».
Secondo il sindacato «solo l’Area Vasta 5 ha, al momento, un numero adeguato di medici per le postazioni di Ascoli Piceno, Offida e San Benedetto del Tronto, ovvero 17 medici» anche se, come evidenzia «dobbiamo tener conto che alcuni di loro sono prossimi al pensionamento».
Critica la situazione anche nella Msa di Cingoli dove «ad esempio viene garantita h24 con i medici della postazione di Jesi», mentre «la Msa di San Severino dell’Area Vasta 3 verosimilmente a febbraio sarà scoperta nei giorni prefestivi e festivi mentre da marzo a causa della scelta di un medico di lasciare il 118 per lavorare nel settore dell’assistenza primaria, rischia di essere medicalizzata solo per metà dei giorni del mese nonostante che gli attuali medici della zona montana stiano lavorando molto oltre il normale monte ore per garantirne l’apertura».
I medici che lavorano nelle postazioni di Macerata e Tolentino, prosegue Fini «da marzo resteranno in 7 con un ulteriore medico che lascia il 118 per l’assistenza primaria, mentre l’Area Vasta 1 lamenta una carenza sul territorio di competenza di almeno 10 unità mediche 118.Grave risulta essere la situazione dell’Area Vasta 4 dove, nonostante fossero previste da piano regionale 4 Msa, la postazione di Sant’Elpidio a Mare è stata, da agosto, di fatto demedicalizzata con atto aziendale e trasformata in h12 infermieristica. La postazione della zona montana di Amandola – aggiunge – se non ci fosse la collaborazione dei medici 118 dell’area Vasta 5, rischierebbe di rimanere demedicalizzata per molti giorni e la situazione va aggravandosi in quanto gli attuali 12 medici dell’area vasta 4 resteranno dal prossimo mese in 10».
«Nonostante i tanti gridi di allarme lanciati» secondo Smi i numeri «denunciano un progressivo “abbandono” del sistema 118 da parte della politica, aggravato dalla pandemia Covid». Il sindacato si appella alla Regione a cui chiede «urgentemente» l’istituzione di «un tavolo tecnico» per affrontare le «gravi criticità che affliggono l’emergenza sanitaria territoriale delle Marche».
«È necessario trovare risposte concrete alle gravi carenze di personale sanitario – spiega -, alla necessità di definire le dotazioni organiche uniformi del sistema territoriale del soccorso in quanto le carenze di personale sanitario sono talmente gravi da mettere a rischio la tenuta del Sistema 118 nella nostra Regione».
«Indispensabile» per il sindacato «provvedere a sanare la carenza di medici dedicati all’emergenza, rivalutandone la figura ed il ruolo, favorendo il passaggio dalla convenzione alla dipendenza, garantendo posti in sovrannumero riservati nella specializzazione in emergenza/urgenza, prevedendo prospettive di carriera, assicurando tutele lavorative comprensive del riconoscimento dei rischi lavorativi specifici».
Una richiesta, quella di «salvaguardia del Sistema dell’Emergenza Sanitaria Territoriale» che il sindacato invoca da «anni» non solo in termini di personale sanitario da inquadrare «tutto nel settore della dirigenza, ma per definire delle procedure omogenee per le centrali operative (medici di appoggio alla centrale, operatori tecnici, formazione agli operatori per l’intervista telefonica, definizione di procedure standardizzate in tutta la regione, formazione nella gestione delle maxi emergenze e coordinamento».
Smi rimarca che come previsto dalle determine regionali attualmente in vigore ovvero «DGR 735/2013 e DGR 920/2013, il medico deve essere a bordo delle ambulanze. Ci stiamo prodigando affinché non vi sia una demedicalizzazione delle ambulanze, oltre che delle postazioni del 118. La presenza del medico, senza nulla togliere alla professionalità degli infermieri, può permettere una diagnosi ed un trattamento precoce che possono fare la differenza, soprattutto nelle patologie tempo dipendenti».
Tra le richieste avanzate, quella di una «integrazione dell’elisoccorso che non fa parte dell’Asur Marche ma della Azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti Ancona, e di realizzare quell’informatizzazione degli equipaggi dei mezzi di soccorso attesa da oltre 20 anni nella nostra regione». Il sindacato si dice disponibile ad un confronto con la Regione.