ANCONA – Seduta aperta del consiglio regionale dedicata a Carlo Urbani, il medico e microbiologo di Castelplanio che identificò la Sars. A quasi venti anni dalla morte di Urbani, avvenuta a soli 46 anni il 29 marzo del 2003 a Bangkok, proprio a causa del virus di cui per primo identificò un focolaio in un uomo d’affari americano che era stato ricoverato all’ospedale di Hanoi, la figura del medico è più che mai attuale. Urbani aveva lavorato in programmi di salute pubblica in Cambogia, Laos e Viet Nam. La sua sede di lavoro era ad Hanoi, in Vietnam.
In Aula ad assistere alla seduta, gli studenti di due classi dell’Istituto comprensivo di Porto Sant’Elpidio, che hanno realizzato un video, “Carlo Cuor di Coraggio”, proiettato all’inizio della seduta (scritto e musicato da Roberto Vespasiani, dirigente dell’Ufficio di Ambito Territoriale di Macerata Ufficio Scolastico regionale Marche, e ispirato al libro per ragazzi di Francesco Vintrici, dedicato ad Urbani).
Il presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, in un passaggio del suo discorso, ha ricordato che il medico «dedicò la sua esistenza alla cura degli altri, dei malati e dei bisognosi» e che era «convinto che tutti dovessero avere le stesse possibilità di accesso alle cure, a prescindere dallo status giuridico e dalle condizioni socio-economiche e per questo obbiettivo ha lottato per tutta la vita». «Ad oggi – ha fatto notare – purtroppo, sono ancora tante le persone nel mondo che non hanno questa possibilità, ed è nostro dovere fare tutto ciò che è possibile per garantire questo diritto».
Facendo riferimento alla pandemia di Covid-19 (Sars-Cov2), Latini ha ricordato che Urbani era un «convinto sostenitore della vaccinazione e dei vaccini come strumento fondamentale di prevenzione delle epidemie» e che la pandemia «ha dimostrato a tutti noi quanto avesse ragione e come i vaccini siano stati lo strumento principale per poter superare questo momento di crisi». Infine, l’auspicio che l’esempio di vita ed i valori espressi da Carlo Urbani, «siano modello e paradigma per tutti noi, che abbiamo il compito di fare meglio e di fare bene, e per le nuove generazioni».
Il sindaco di Castelplanio Fabio Badiali, nel suo intervento ha ricordato «l’insegnamento di pace e sociale» del medico che «chiedeva che la medicina arrivasse in ogni parte del mondo» per salvare vite umane. Inoltre ha annunciato per sabato 1° aprile, l’inaugurazione del museo “Carlo Urbani” con l’obbiettivo di «valorizzare il legame del grande medico con il territorio, con le sue radici». Una «figura più che mai attuale», quella di Urbani, per cui il sindaco ha chiesto che siano stanziate risorse per iniziative volte ad onorarne la memoria.
Il figlio del medico, Tommaso Urbani, presidente dell’Aicu (associazione italiana Carlo Urbani) ha sottolineato che la figura del padre, è stata e continua ad essere esempio per molti medici e ricercatori, non solo per la competenza professionale, ma anche per sua umanità. Poi l’accento è andato sull’importanza del Servizio Sanitario e di garantire a tutti l’accesso alle cure, facendo un parallelismo ha rimarcato l’attuale crisi umanitaria dei migranti, sottolineando la necessità di «battersi affinché il soccorso in mare venga assicurato».
Il presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona, Fulvio Borromei, ha ricordato la «vocazione del medico» che non esitò, il 28 febbraio 2003 a recarsi «di persona» all’ospedale di Hanoi dove era stata segnalata «una polmonite strana», la Sars che lo uccise poco dopo. «Urbani – ha aggiunto – lascia un esempio esemplare e illuminante per la comunità sanitaria tutta» un medico che «si è speso fino all’estremo sacrificio», impegnato «a curare gli ultimi della terra».
Il professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele, Massimo Clementi, in video collegamento ha ricordato un incontro con Urbani, che conosceva personalmente, all’aeroporto di Malpensa, a pochi mesi dalla morte, e ne ha rimarcato la personalità poliedrica ed ironica, oltre alle qualità professionali e la capacità di curare anche con le parole. Il direttore dell’unità operativa complessa dell’Hospice di Macerata, Maria Rita Mazzoccanti, ne ha ricordato le più grandi passioni, ovvero l’essere «medico e padre, marito e figlio».
In conclusione l’intervento del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il quale ne ha sottolineato l’impegno, l’abnegazione e «il contributo fondamentale all’umanità». «Ha lasciato con il suo operato e con il suo sacrificio una impronta che ancora oggi è forte e viva. Carlo Urbani, è una grandissima testimonianza di quanto può spingersi avanti chi è mosso dall’amore verso il prossimo, scegliendo di adempiere alla propria professione in terre difficili e in condizioni precarie» con lo scopo di «dedicare la propria vita al servizio dei più deboli».
Acquaroli ha ricordato che «il suo lavoro fu riconosciuto in tutto il mondo tanto che nel 1999 come presidente della sezione italiana di Medici Senza Frontiere ritirò il premio Nobel per la Pace» e che «come funzionario dell’organizzazione mondiale della sanità» si trovò ad operate in Vietnam «per una lunga missione, mentre scoppia l’epidemia della Sars: è lui a dare l’allarme all’Oms, ad isolare e studiare il virus. Non si tira indietro di fronte al primo paziente colpito da una polmonite atipica, riuscendo a comprendere, prima degli altri di trovarsi di fronte, ad una nuova malattia».
Inoltre ha ricordato che il metodo anti pandemia realizzato da Carlo Urbani «è anche oggi un protocollo internazionale di riferimento», utilizzato durante la pandemia di Covid-19. Infine ha rivolto «un caloroso messaggio di ringraziamento a tutti coloro che in prima linea, nei reparti degli ospedali, ma anche sul territorio, hanno assistito la popolazione, nei momenti più difficili e di incertezza».