ANCONA – Con la crisi energetica in atto e i rincari sulle materie prime «rischiamo in autunno di avere una ‘tempesta perfetta’ con pesanti effetti a catena su lavoratori e imprese che possono mettere a rischio la tenuta sociale». Si dice «molto preoccupato» il segretario generale Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, per il caro bollette.
Nonostante «nei primi sei mesi del 2022, si sia registrata una crescita di rimbalzo dell’economia, rispetto al 2021 – spiega – e una leggera ripresa dell’attività produttiva e dell’occupazione, che però resta precaria, abbiamo già notizie di un aumento delle richieste di cassa integrazione da parte delle imprese. Molte imprese, specie le più energivore, cominciano ad avere importanti difficoltà, sia a fronteggiare i costi delle bollette, sia nel reperimento delle materie prime, che nel frattempo hanno subito importanti rincari».
Una situazione che mette in crisi gomma, plastica, meccanica, meccatronica e manifatturiero. Non solo, «molte imprese hanno prodotto molto a fine 2021, e ora si trovano con i magazzini pieni da smaltire – spiega – per cui hanno dovuto rallentare la produzione».
Il tema del caro bollette, che investe famiglie e imprese, «i lavoratori rischiano di pagarlo tre volte: come lavoratori, perché con il ricorso alla cassa integrazione perdono una parte consistente del salario; come consumatori, perché con i rincari e i salari bassi, specie dei precari e delle partite iva, perdono potere di acquisto; infine come cittadini, perché dagli enti locali e dalle istituzioni con la crisi energetica potrebbero arrivare ulteriori strette e un taglio dei servizi».
A pagare il prezzo più salato di questa crisi, secondo Santarelli, sono le famiglie con redditi bassi, quelle monoreddito, e i pensionati. Un quadro che facendo calare i consumi, mette in difficoltà anche commercio e terziario «che registra un incremento delle ore di cassa integrazione nel primo semestre del 2022 di 870mila ore autorizzate, un dato ampiamente sopra i livelli dello stesso periodo del 2018 e 2019 (pre-pandemia)».
Entrando nei temi più locali, Santarelli ricorda che «nelle Marche un pensionato su tre prende meno di 750 euro al mese: se già prima versavano in condizioni di indigenza, oggi con il caro bollette, devono decidere se accendere il termosifone o mangiare». Problemi a cui «bisogna dare risposta con il decreto aiuti, decidendo di tassare gli extra profitti e sostenendo le fasce sociali più deboli». Secondo il sindacalista, cruciali per disegnare un nuovo sviluppo per il paese saranno le risorse del Pnrr e i fondi comunitari, un ambito in cui «non solo il governo, ma anche la Regione avrà un ruolo importante nell’impiego dei fondi».
«Abbiamo provato ad avviare un dialogo con la Regione Marche – dice – vista la complessa situazione e visto che le Marche sono state declassate come regione in transizione, serve un confronto con sindacati e categorie, perché non possiamo permetterci di non giocare bene la carta del Pnrr e perché rischiamo un ulteriore declino, ma le relazioni con la giunta regionale non sono buone. A livello nazionale – afferma – si era raggiunta una intesa con le Regioni per aprire un confronto sul Pnrr ma nelle Marche, nonostante il tavolo si sia costituito l’8 agosto, le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non sono mai state oggetto di confronto, non sappiamo come intendono impiegarle».
A preoccupare i sindacati sono anche le candidature per le politiche di quattro esponenti della giunta regionale: «Gli assessori sono impegnati nella campagna elettorale ma intanto il tempo scorre – osserva – e le emergenze restano sul tavolo. Le Marche sono una delle regioni più ‘precarie’ d’Italia, le imprese investono poco e faticano a innovare, mentre i giovani appena laureati scelgono di andare fuori dalle Marche: ogni anno oltre 2mila vanno a cercare opportunità in altre regioni o all’estero».
Per Santarelli bisogna costruire un futuro che guarda ai giovani con un «percorso di occupazione stabile e ben remunerata, altrimenti il futuro delle Marche rischia di farsi fosco. La popolazione invecchia e ogni anno si perdono circa 15mila residenti – spiega – bisogna creare un legame forte tra scuola e mondo del lavoro. La Regione però su questo tema non ha mostrato alcuna sensibilità e questo è un punto che ci preoccupa molto. Al di là delle idee e di colori politici, occorre tornare a dialogare per il bene delle Marche».