ANCONA – Resta complicata la situazione delle marinerie dell’Adriatico. Dopo le due giornate di pesca che hanno sancito lo stop delle sciopero promosso per protestare contro il caro gasolio, durato tre settimane, i pescherecci sono tornati in mare, ma le attese relative all’asta, di spuntare prezzi più vantaggiosi sul pescato, sono rimaste disattese.
«Il primo giorno abbiamo venduto abbastanza bene – spiega Francesco Caldaroni, presidente delle marinerie d’Italia, che guida il fronte della protesta nell’Adriatico – sul prezzo dei merluzzi abbiamo spuntato tra i 10 e gli 11 euro, ma poi il giorno successivo il prezzo all’asta è sceso nuovamente a 5 euro al chilo. C’è delusione, speravamo meglio e in una maggiore comprensione da parte del mondo del commercio, viste le difficoltà che stiamo vivendo».
Con prezzi poco vantaggiosi, si riducono al lumicino anche i guadagni, erosi dai rincari del gasolio. «Nonostante le proteste e le promesse di un intervento del governo, il prezzo del gasolio non scende – spiega -. Siamo ancora attorno a 1,27 euro – 1,30 euro. Ci aspettavamo qualcosa in più dal confronto Stato e Regioni, ma per ora c’è un nulla di fatto e solo la promessa di una valutazione delle nostre richieste».
Armatori e pescatori hanno chiesto al governo un tetto al prezzo del carburante che in pochi mesi ha subito una impennata passando da 0,70 a 1,30 euro e un fermo bellico che consentirebbe ai pescherecci che decidono di restare in porto di usufruire di una indennità.
«Anche la prossima settimana pescheremo per due giornate – spiega Caldaroni -, ma se non ci sarà un intervento contro il caro gasolio e continuano questi prezzi all’asta, anche senza proclamare uno sciopero, stimiamo che un 15% dei pescherecci decideranno di fermarsi da soli perché non ci sono margini di profitto. La prossima settimana ci incontreremo di nuovo per valutare il da farsi, speriamo nel frattempo arrivino risposte che ci consentano di lavorare: per fare profitti in mare con questi prezzi del gasolio dovremmo pescare lingotti d’oro più che il pesce».
A descrivere un quadro complesso sul fronte delle aste è anche Annalisa Giordano, rappresentante delle donne della pesca di Ancona, il comitato che si è costituito in seguito al caro gasolio. «In mare il pesce non manca – spiega -, il problema è il prezzo del carburante e quello del pescato alle aste: sinceramente speravamo meglio, anche prima dei rincari del gasolio non è che ci fossero grandi profitti, ma adesso è difficile andare avanti. L’asta di questa mattina in particolare non è andata bene – conferma – il prezzo del pesce si è abbassato di nuovo».
Intanto alcuni pescherecci della marineria di Ancona, circa 7 – 8, riferisce Giordano, hanno allungato la giornata di pesca e «invece di rientrare alle 2, sono rientrati questa mattina alle 6. Ci siamo un po’ divisi per accontentare anche chi va all’asta il venerdì, ma con questi prezzi all’asta e il gasolio alle stelle non so come andremo avanti. Per ora vediamo di settimana in settimana il da farsi».