ANCONA – «Torniamo in mare per due giornate, poi venerdì ci incontriamo e vediamo come procedere». Ad annunciare lo stop dello sciopero delle marineria di Ancona, dopo due settimane in cui le imbarcazioni sono rimaste ferme nei porti per protesta contro il caro gasolio, è Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione produttori pesca di Ancona.
I pescherecci torneranno in mare la prossima settimana, anche in considerazione del fermo biologico che scatterà a fine luglio e si protrarrà fino a settembre, con uno stop forzato alla pesca, ma anche della stagione estiva con il turismo che si riversa nelle tante strutture ricettive e della ristorazione a cui gli armatori vogliono garantire «pescato italiano».
La situazione però resta tesa ed «insostenibile» spiegano in coro gli armatori nella giornata in cui sono scese in campo le donne del mondo della pesca, in appoggio allo sciopero. In mattinata, infatti, si è tenuto un incontro tra una rappresentanza di armatori e pescatori e di donne della pesca e la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli per «portarla a conoscenza di quanto sta accadendo».
«Non vogliamo l’elemosina» spiegano «vogliamo solo tornare a lavorare, non chiediamo sussidi, chiediamo che venga abbassato il prezzo del gasolio perché così non ce la facciamo ad andare avanti, non possiamo mettere le barche in mare senza “farci paro”».
Se fino ad ora «eravamo riusciti bene o male ad andare avanti – spiega Felice Maggiore – adesso siamo proprio al collasso e il rischio è quello di finire in mano agli usurai».
«Oggi il gasolio è arrivato a costare 1.20 euro» spiega Lazzari, facendo notare come i rincari siano proseguiti anche nelle due settimane di sciopero: «quattro settimane fa ci costava 1.02 euro. Così per la mia barca spendo 4mila euro al giorno solo di gasolio. Con il carburante a questo prezzo non si riesce ad andare avanti, dovremo ridimensionare tutto».