ANCONA – Chi l’ha detto che stare in torretta è un mestiere per soli maschi? Alla spiaggia del Passetto, c’è Carolina Caprari, anconetana, 18 anni compiuti a giugno. Tutte le mattine, tra le 9 e le 10, sale gli scalini della sua postazione con energia, forza e volontà.
«Sfatiamo un pregiudizio: sono una ragazza e faccio la bagnina – dice –. Amo il mare e fischio se qualcuno non rispetta le regole». È il ritratto della tenacia, Carolina, studentessa del liceo scientifico Savoia Benincasa. «Il prossimo anno – dice – inizierò il quinto anno».
Caprari ora ha conseguito persino il brevetto della Fin, la Federazione Italiana Nuoto. E pensare che, però, in torretta ci è salita per caso. «Tutto è iniziato grazie alla mia cagnolona Sally, una Golden Retriver. Lei è figlia di cani-bagnini e volevo proseguisse la tradizione. Poi, mi è stato detto che pure l’accompagnatore avrebbe dovuto avere il brevetto. Così, ho intrapreso questa strada. Ma con la scuola era troppo impegnativo e ora è mia madre ad avere il brevetto cinofilo, io quello ordinario».
Per la giovane bagnina, «il mare è tutto: a tre giorni dalla nascita, a giugno, ero già in acqua. Il Passetto lo vedo da casa. E appena stacco dal lavoro mi tuffo, o prendo la mia tavola da surf, perché amo gli sport acquatici, dal sup alla vela».
Qualcuno dice che solo gli uomini abbiano la forza fisica per essere bagnini. Cosa risponde? «Che mi piacerebbe vedere più bagnine in torretta. Anche noi donne sappiamo gestire un pattino, usare un defibrillatore o salvare vite. Basta imparare, il genere non c’entra nulla: chiunque può salire in torretta, ma al corso di salvamento eravamo solo 3 su 20: io, mia madre e un’altra ragazza».
E in famiglia? «Mi sostengono in tutto – chiarisce –. I miei erano felici e mio padre spesso mi accompagna al lavoro e torna a riprendermi». E anche i bagnanti sono gentili alla vista di una ragazza in stile Baywatch: «Alcuni si complimentano con me e li ringrazio. Altri, quando li riprendo col fischietto, perché magari salgono sulla scogliera (che è vietato, ndr), mi fanno i gestacci. Ma io non rispondo. Forse, vedendomi giovane, non mi prendono sul serio».
Un lavoro faticoso, il suo, non sempre ben pagato…
«È un mestiere che dà soddisfazione. Pensare di poter salvare vite mi rassicura. Immaginare una persona in difficoltà ed essere impotente creerebbe in me una sorta di senso di colpa. Invece, noi bagnine sappiamo praticare la Bls (la rianimazione, ndr) o usare un defibrillatore».
Poi, il consiglio per le ragazze che aspirano a divenire bagnine: «Non cedete alla paura del pregiudizio. Fregatevene dell’opinione altrui. Inseguite il vostro sogno e rischiate di essere felici».