ANCONA – Proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti del punto vendita Carrefour di Camerano con una giornata di sciopero che si terrà giovedì 11 marzo.
È quanto è emerso dal vertice convocato d’urgenza dai sindacati (Filcams Cgil, Fist Cisl e UilTucs Uil) che questa mattina – 2 marzo – hanno incontrato i lavoratori e la direzione della struttura che ha annunciato la chiusura per il 31 marzo. Un annuncio che è arrivato ieri come una doccia gelata sugli 89 dipendenti, gran parte dei quali sono donne.
Nel corso dell’assemblea, nella quale la direzione del punto vendita ha ribadito la volontà di procedere con la linea comunicata ieri al personale, i sindacati hanno puntato i piedi chiedendo un piano di ricollocazione de l’attivazione di ammortizzatori sociali per accompagnare i dipendenti nel percorso.
Carrefour Italia, in una nota stampa fa sapere di aver assunto la decisione «come conseguenza del perdurare dell’andamento negativo registrato dal punto vendita negli ultimi anni, acuito dagli effetti della pandemia da Covid-19, e nonostante i numerosi sforzi messi in campo». Inoltre l’azienda ha manifestato «la piena disponibilità alla collaborazione con i sindacati e l’impegno per assicurare a ogni dipendente coinvolto la migliore soluzione possibile, offrendo continuità occupazionale tramite opportunità di ricollocamento interno sul territorio nazionale e comunque la conservazione dell’impiego fino all’attivazione degli ammortizzatori sociali che saranno disponibili, e per cui si prevede un’adesione su base volontaria».
Le sedi di ricollocamento proposte però, come fanno notare i sindacati sono in Abruzzo, la più vicina delle quali a L’Aquila, o nel nord d’Italia. Soluzioni, inclusa quella di incentivazione all’esodo che non soddisfano affatto dipendenti e sindacati che pongono l’accento sulla necessità di creare occupazione. Inoltre Filcams Cgil, Fist Cisl e UilTucs Uil hanno puntato il dito contro la decisione del gruppo Carrefour che in fretta e feria vuole chiudere la struttura, una rapidità che secondo i sindacati va a pregiudicare la possibilità di rimettere sul mercato, vendendo ad altri acquirenti, una struttura molto appetibile.
Il punto vendita conta infatti 6mila metri quadrati di superficie adibita alla vendita che insieme alle riserve raggiunge quota 9mila metri quadrati. Inoltre è situata in un polo commerciale che vede Ikea, Decathlon presto conterà anche un deposito Amazon a due passi dal casello dell’A14. Per questo i sindacati puntano ad avere più tempo.
Intanto si sono già attivati per coinvolgere la Regione dalla quale hanno ottenuto un incontro per il 10 marzo. La cassa integrazione straordinaria ed un piano di ricollocazione sono i punti fermi posti dalle rappresentanze sindacali che fanno notare il fatto che i dipendenti 16 uomini e 73 donne hanno una età media pari a 48,5 anni, non semplice da ricollocare specie in un quadro di crisi occupazionale ed economica scatenato dalla pandemia. Nel pomeriggio l’incontro con il sindaco di Camerano Annalisa Del Bello.
«Inaccettabile la scelta del gruppo di abbandonare le Marche senza soluzioni concrete per gli 89 lavoratori che l’ipermercato occupa di cui ben 73 donne alle quali la soluzione di un trasferimento a L’Aquila o a Bologna rischia di non costituire una vera proposta ma un modo per orientarle alla unica vera offerta che c è sul tavolo: l’incentivazione all’esodo da accettare magari prima dello scadere del divieto di licenziamento istituita dai Dpcm che si sono susseguiti – dichiara amaramente la segretaria regionale Fist Cisl Selena Soleggiati – . Serve invece un tempo dignitoso perché si percorrano tutte le vie anche locali per la cessione del punto di vendita che può costituire ancora una attrazione per la popolazione locale oltre che un vero servizio atteso, che in tempo di emergenza sanitaria avere più esercizi dove fare i propri acquisti significa evitare assembramenti».
«L’incontro con l’azienda è stato interlocutorio – afferma il segretario regionale UilTucs Uil Fabrizio Bontà – , e non poteva essere altrimenti essendo il primo: ci hanno esposto le ragioni della chiusura ma noi gli abbiamo fatto presente che se avremo tempo a disposizione, potremmo cercare nuovi investitori locali e questo si potrebbe fare accedendo agli ammortizzatori sociali. Ci siamo riaggiornati a giovedì 11, giorno in cui è stata dichiarata anche una giornata di sciopero». Nella Regione, evidenzia, la speranza di trovare una soluzione «a questa ennesima vertenza su un territorio già martoriato dalla pandemia e falcidiato da posti di lavoro andati persi».
«Con la vertenza Carrefour – dichiara il segretario Filcams Cgil Ancona, Carlo Cotichelli – si rischia di aprire una nuova ferita nel nostro territorio dove 90 persone rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. L’azienda ha confermato l’intenzione di chiudere le serrande con il mese di Marzo ma, se si vogliono individuare delle soluzioni per le persone, è assolutamente necessario rivedere i criteri temporali. Abbiamo chiesto fin da subito l’intervento della Regione e del Comune che hanno dato immediata disponibilità ad aprire un confronto specifico e un tavolo di crisi in tempi rapidi ma è necessario che l’azienda modifichi immediatamente la propria impostazione. Non è accettabile che una multinazionale di questo calibro decida di chiudere un punto vendita senza batter ciglio e senza alcuna attenzione verso lavoratori e territorio».