ANCONA – È emergenza povertà nelle Marche. La crisi generata dalla pandemia, i rincari di carburanti, beni di prima necessità e energia, insieme al lavoro che si fa sempre più precario, stanno mettendo in difficoltà moltissime famiglie.
«Stiamo vedendo un incremento importante delle problematiche legate alla casa, per l’impossibilità di tante famiglie di potersi permettere di pagare un affitto e di riuscire a reperirlo» spiega Marco D’Aurizio, direttore Caritas Jesi. La casa dunque sta diventando «un problema sempre più emergente nelle Marche» aggiunge spiegando che si tratta di una criticità collegata al «crescente precariato».
«Anche se una famiglia lavora e guadagna 1.200 euro al mese, ma ha un contratto a tempo determinato – spiega – non riesce a trovare un proprietario di immobili disposto a concedere l’abitazione in affitto per paura che poi la famiglia non riesca a pagare l’affitto».
In base agli ultimi dati, nelle Marche su 11.800 persone che si sono rivolte alla Caritas, 5.800 (poco meno della metà) sono nuovi poveri. L’età media delle persone che ricorrono al supporto di Caritas è di 46,8 anni, il 44% è italiano e il 48% è sposato.
«La casa rappresenta un grande problema perché si tratta di una spesa molto importante» aggiunge, un fenomeno che potrebbe aggravarsi ulteriormente sulla scia delle vertenze che si sono aperte nelle Marche, fra le quali Caterpillar e Liomatic di Jesi.
«Serve un sistema che garantisca una tutela al proprietario dell’immobile – aggiunge D’Aurizio di Caritas Jesi -, nel caso in cui l’affittuario non riesca a fare fronte al pagamento del canone di affitto – servono misure di garanzia, le stiamo cercando, ma si fa fatica a trovare soluzioni, tocca ai politici e ai tecnici trovarle».
Accanto a questo, Caritas Marche evidenzia che la pandemia ha creato anche un altro dramma, quello educativo: «I figli di persone in condizione di povertà, non solo economica, ma anche educativa, non riescono ad accedere alla dad e quando si tratta di persone fragili la situazione è ancora più critica».
La situazione alla Mensa di Padre Guido
Sull’emergenza casa interviene anche Suor Settimia, della Mensa di Padre Guido ad Ancona: «Il problema abitativo c’è sempre stato, ma con la pandemia si è accentuato fortemente – spiega – : è difficilissimo per queste persone trovare una casa in affitto, perché i proprietari non si fidano, è come un cane che si morde la coda, è diventata una problematica grave». Suor Settimia spiega che si tratta di un problema che riguarda non solo gli extracomunitari, ma anche molti italiani, «sia con famiglie che singoli».
Sul fronte dei pasti serviti alla mensa del povero aggiunge che «l’anno scorso si era registrato un importante incremento», e attualmente i numeri sono rimasti pressoché «stabili: ci sono stati dei periodi, alcuni mesi fa in cui siamo arrivati a dare anche 170 pasti al giorno perché alcuni ci chiedono anche il pasto per la sera», la media comunque si aggira «attorno ai 150» giornalieri. A chiedere un pasto ci sono anche diversi italiani, fra i quali anche pensionati, oltre a famiglie e singoli. A segnare un peggioramento, rileva infine Suor Settimia, ci sono anche «le problematiche psicologiche, specie nei soggetti più fragili».
Tra rincari e precariato per molte famiglie la vita si è fatta ancora più difficile. «Le Marche purtroppo registrano un livello di precarietà enorme, superiore alla media nazionale» spiega Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche, una questione collegata sia alle tipologie contrattuali come i contratti a termine e part-time sia ai salari bassi, specie per le donne.
«Sono condizioni difficili, per molti insostenibili – aggiunge – : sono molte le persone e le famiglie che non riescono a pagare affitto e spese straordinarie, tante che scelgono di non riscaldarsi a causa dei rincari energetici e delle bollette. Oggi purtroppo, a differenza del passato, non basta più avere un lavoro per non trovarsi in condizioni di povertà ed essere al riparo dal disagio. Per questo è importante garantire lavoro di qualità, non precario, e con salari adeguati».