Ancona-Osimo

Cassazione sulla Cannabis: coltivarla in casa non è reato. La politica si divide

La depenalizzazione a patto di coltivazioni minime e ad uso personale sta suscitando diverse reazioni. Ecco chi ha accolto con favore e chi invece è contrario

Cannabis

ANCONA – Coltivare Cannabis in casa non è più reato. A dirlo è una sentenza delle sezioni unite della Cassazione che sta suscitando non poche polemiche nel mondo politico e non solo. In pratica viene depenalizzata la coltivazione domestica di cannabis in minime quantità e per uso personale.

Sulla questione si era pronunciata più volte la Consulta che aveva stabilito che questo tipo di coltivazione fosse reato indipendentemente dalla quantità coltivata e dall’uso personale. Ora però la Cassazione ha tolto i paletti.

Parla di una bella conquista il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi «per togliere il commercio alla criminalità organizzata e ai piccoli spacciatori».

Una sentenza storica secondo il consigliere regionale di Articolo Uno Gianluca Busilacchi che «muta un atteggiamento italiano sul tema delle droghe leggere che nei decenni era stato sempre molto rigido erroneamente dal momento che la via del proibizionismo non ha portato nel corso del tempo a migliori risultati nella battaglia contro le droghe. Credo che sia seriamente da prendere in considerazione una azione di depenalizzazione per le droghe leggere e questa sentenza della Corte va in tal senso. Va fatta una battaglia contro le droghe dal punto di vista educativo – prosegue – decenni di dati ci dimostrano che proibendo in modo eccessivo e punendo come reato il consumo delle droghe leggere non si ottengono risultati per i nostri ragazzi, mentre si da una mano alla criminalità organizzata. Stupisce che questa sentenza che reputo molto innovativa e da un certo punto di vista positiva vada però in contrapposizione con la chiusura dei negozi della Cannabis light, in questo l’Italia si dimostra un po’ particolare e poco chiara».

Giudizio positivo anche dal consigliere regionale di Italia Viva Fabio Urbinati: «sappiamo che non è lecito drogarsi, però sappiamo benissimo che l’eccessivo proibizionismo mette in mano alla criminalità organizzata tutto ciò che è oggetto di proibizionismo, quindi ben venga questa sentenza».

Fortemente contrario alla sentenza della Cassazione il capogruppo della Lega Sandro Zaffiri: «L’Italia è ormai un paese in mano ai giudici e il legislatore non è più protagonista – commenta -. Abbiamo mezza Italia sequestrata dai giudici, il Parlamento fa le leggi e la corte le boccia, il nostro paese da tangentopoli in poi è passato in mano alla magistratura, occorre però che la politica e la Magistratura tornino al loro ruolo. La politica deve riprendere in mano il paese con autorevolezza, non possiamo stare alla deriva di qualche magistrato di turno. Non è più possibile che dalle acciaierie di Taranto alle autostrade, siano in mano ai giudici che fra poco potrebbero arrivare anche ad Alitalia. Bisogna dire basta».

Perplessa la consigliera regionale di Fratelli d’Italia Elena Leonardi perché la sentenza è «totalmente divergente dalle precedenti sul tema. La droga è una vera emergenza sociale e l’Italia e le Marche hanno bisogno di un incisivo e rapido cambiamento sia educativo che culturale che ribadisca come tutte le droghe facciano male, compresa la cannabis, perché non sono né leggere né innocue. Contrastare la cultura dello sballo è un dovere morale, i dati degli incidenti che coinvolgono giovani e giovanissimi alterati dall’uso di droghe chiamano tutti a non girarsi dall’altra parte, il pensiero che sia “normale” avere droga in casa, magari a portata di mano di bambini inconsapevoli mi spaventa e mi preoccupa».

Non è d’accordo neanche il consigliere regionale dei Popolari Marche – Unione di Centro Luca Marconi. «La cannabis come tutte le altre droghe crea dipendenza e quindi limitazione nell’uomo, al pari del gioco d’azzardo contro cui alcuni si scagliano dichiarandosi però favorevoli alla cannabis cosiddetta light. Non capisco questo comportamento».