ANCONA – Si era rifatto una vita, una nuova moglie, un’altra figlia, lavoretti saltuari e soprattutto anche una vita sui social che hanno portato la polizia dritta dritta a lui. Latitante da 17 anni perché doveva scontare una pena definitiva di 27 anni quale autore materiale dell’omicidio dell’avvocato Antonio Colacioppo, ucciso ad Ascoli il 1 febbraio 1999, è finita in Ucraina la fuga di Iurie Cegolea, 48 anni moldavo.
Insieme ad un complice (Valeri Luchin) e su mandato della moglie del defunto, l’ex ballerina ucraina Angela Biriukova, era stato condannato con una sentenza della Cassazione (il 20 settembre 2004) per il delitto del legale, avvenuto ad Ascoli, ucciso con 17 coltellate nel suo studio. La squadra mobile di Ancona, diretta da Carlo Pinto, quella di Ascoli, diretta da Patrizia Peroni, e lo Sco (servizio centrale operativo), lo hanno rintracciato grazie ai social network, Facebook, Instagram e Skype usati da lui ma anche da persone a lui molto vicine.
L’arresto è avvenuto il 12 gennaio quando a bordo di un autobus e con documenti falsi ha varcato il confine moldavo per entrare in Ucraina, probabilmente intuendo che aveva la polizia vicina e quindi tentando ancora di prolungare la sua latitanza. In Italia è arrivato ieri a mezzogiorno, dopo l’estradizione concessa. È arrivato in aereo, con la polizia, a Fiumicino. Ora si trova rinchiuso nel carcere di Rebibbia per omicidio volontario. Deve scontare 24 anni e 11 mesi della condanna visto che dopo l’arresto nel 1999 era stato in carcere già due anni come misura cautelare prima del processo di primo grado quando venne assolto (nel 2001, per non aver commesso il fatto). Il procuratore di Ascoli impugnò la sentenza e nel 2003 il moldavo fu condannato. Nel 2004 la sentenza definitiva invece della Cassazione.
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Grazie alle indagini digitali – ha spiegato Giuseppe Testaì, funzionario della sezione indagini digitali dello Sco – lo abbiamo seguito e pedinato con nuove tecniche – fino a capire la città e la piazza dove viveva. Aveva ripreso a fare una vita normale. Accompagnava la figlia a scuola». Seguendo la madre della nuova moglie la polizia è riuscita a mettersi sulle tracce del latitante che oggi ha una figlia di otto anni oltre ad una altra più grande nata da una precedente relazione. Importanti sono stati i social con foto postate da lui (che utilizzava pseudonimi e non le sue vere generalità) e da persone a lui vicine che hanno fatto capire la città dove viveva in Moldavia, Chisinau. «Sono orgoglioso dell’attività svolta dalla polizia – ha detto il procuratore generale Sergio Sottani che ha coordinato le indagini – l’attività è partita da persone a lui vicine, sono state fatte ricerche sui social dove aveva lasciato tracce». Il questore Claudio Cracovia ha parlato di «polizia eccellente, la giustizia prima o poi arriva e le sentenze si scontano indipendentemente dal tempo». La squadra che è arrivata al moldavo è la stessa che, a maggio 2016, ha preso il latitante Filippo De Cristofaro, condannato all’ergastolo per l’omicidio della skipper pesarese Annarita Curina, uccisa il 10 giugno 1998.