Ancona-Osimo

Ancona, centri sociali in Piazza Pertini contro i rincari

Piazza Pertini invasa da carrelli della spesa vuoti, a simboleggiare che i prezzi lievitati di carburanti, energia e alimentari stanno intaccando il potere d’acquisto delle famiglie. Presenti anche i lavoratori Caterpillar

I carrelli vuoti in Piazza Pertini contro i rincari

ANCONA – Manifestazione dei centri sociali delle Marche contro i rincari. Nel pomeriggio di ieri – 18 dicembre – Piazza Pertini ad Ancona è stata invasa da carrelli della spesa vuoti, a simboleggiare che i prezzi lievitati di carburanti, energia e alimentari stanno intaccando il potere d’acquisto delle famiglie.

In oltre 200 si sono ritrovati in piazza per protestare contro gli aumenti e per rivendicare il fatto che gli stipendi «dopo due anni di crisi medico-sanitaria e economico-sociale sono inadeguati e continuano a peggiorare rispetto alle spese che continuano invece a crescere e raddoppiare» spiega Giulio dei centri sociali.

La protesta dei centri sociali ad Ancona

Una manifestazione che ha visto anche la partecipazione dei lavoratori della Caterpillar di Jesi, la multinazionale che ha annunciato la chiusura dello stabilimento, che dà lavoro a circa 260 persone. E per il 23 dicembre i lavoratori Caterpillar hanno promosso una nuova manifestazione di protesta a Jesi alla quale hanno aderito anche i centri sociali.

«Il carburante è aumentato, tanto da rendere economicamente conveniente la benzina rispetto al metano, alla faccia delle polveri sottili – prosegue – . I generi alimentari anche di base, hanno visto i prezzi salire. Sulle bollette ci si aspetta un aumento del 50% per il gas e del 25% per quella dell’elettricità. Conseguenza, ogni attività o servizio saranno portati ad aumentare i costi e quindi anche i prezzi».

Per i centri sociali mancano risposte dal governo. «La manovra finanziaria – afferma Giulio dei centri sociali – ripresenta la solita politica fatta di “sostegno economico alle imprese” con una riforma fiscale volta a soddisfare gli interessi dei più ricchi, lasciando i soggetti più deboli in balia della precarietà e della povertà. La politica economica del Governo Draghi è, di fatto, una politica classista che inevitabilmente divaricherà ancora di più la forbice della disuguaglianza sociale. Nella legge di bilancio non c’è nulla che fermi la delocalizzazione delle fabbriche delle multinazionali, c’è solo la regolamentazione di come fare. Chi lavora e viene licenziato da un giorno all’altro, non viene tutelato».

Tra gli striscioni anche quello dei lavoratori Caterpillar di Jesi

Da qui la richiesta di un salario minimo garantito, di un reddito di base incondizionato, e del blocco degli sfratti selvaggi. «Bisogna unire le lotte di chi perde il lavoro con quelle di chi viene sfruttato dal lavoro in subappalto e di chi non riesce a farsi rinnovare il contratto, come i lavoratori della struttura del Santo Stefano di Porto Potenza – afferma Valentina dell’Adl Cobas Marche – Il carovita sta colpendo tutti e dobbiamo bloccare i profitti delle multinazionali perché non esiste via di uscita in questa pandemia senza il miglioramento delle condizioni di vita di tutti in termini economici, di diritti sociali e ambientali».

«Il carovita – dichiara Daniele della Campagna per il Clima, Fuori dal Fossile – è l’esito della grande speculazione finanziaria per far scaricare verso il basso il prezzo della crisi economica e il risultato di una finta transizione ecologica che in realtà porta risorse e capitali proprio alle grandi imprese inquinatrici».