ANCONA – Cucinare un pasto caldo nelle fasi di calamità e nelle emergenze può contribuire a lenire la sofferenza di chi sta passando un momento difficile come ad esempio un sisma. È con questo spirito che anche nelle Marche si è costituito il Dipartimento Solidarietà Emergenze della Federazione Italiana Cuochi. A mettersi a disposizione per l’iniziativa, nella nostra regione, sono una cinquantina di chef. “Base” regionale del Dipartimento, l’Einstein Nebbia di Loreto che “sforna” giovani talenti nel mondo della ristorazione.
In caso di terremoto, o emergenze e calamità di altro tipo, gli chef si impegnano nell’iniziativa di volontariato, mettendosi a disposizione per cucinare per chi un tetto non ce l’ha più e viene accolto nelle strutture della Protezione Civile. Una collaborazione in sinergia con tutte le altre componenti coinvolte nella risposta sanitaria in occasione di grandi emergenze.
«Grandi professionisti a livello internazionale intervengono in caso di necessità, dove ci sono persone che hanno bisogno di un pasto in seguito ad una calamità» spiega Antonio Ciotola, sottolineando che in Italia sono circa 800 gli chef che si sono messi a disposizione. Nelle Marche il numero dei volontari «è sicuramente destinato a crescere».
Professionisti che grazie al loro intervento consentiranno di calibrare la cucina anche sulla base delle esigenze di salute delle persone come patologie e anche intolleranze alimentari, e limitando al massimo lo spreco alimentare, un fatto importantissimo in fase emergenziale.
Una iniziativa che si è sviluppata a livello nazionale nel 2014, ma mancavano all’appello le Marche e l’Umbria: grazie all’impegno dello chef il Dipartimento ha visto la luce anche nella nostra regione.
«Anche in caso di emergenza un piatto fatto bene riesce a tirare fuori un sorriso alle persone» fa notare il presidente della Federazione Cuochi, «cerchiamo di tirarle su con un buon piatto». Di origini partenopee, ormai marchigiano di adozione, Ciotola sa bene cosa vuol dire la sofferenza: nel 2006 ha perso la vista durante i festeggiamenti per il capodanno, a causa di un fuoco pirotecnico che lo ha colpito al volto.
«Oggi sono l’unico cuoco non vedente in Europa, ancora operativo», lo chef tutti i giorni cucina nel suo locale, la Taverna degli Archi a Belvedere Ostrense, perché come spiega lui stesso «non ho mai guardato alle difficoltà», anzi l’amore per il suo lavoro gli ha dato lo stimolo per tornare subito “in pista”.
«Il tatto, l’udito, il gusto e l’olfatto hanno sostituito la vista – spiega – e l’amore e la passione per questo lavoro mi hanno consentito di cucinare anche senza vedere». Ed è proprio il lavoro «che mi fa dimenticare quello che mi è successo: la sera arrivo a casa stanco ma soddisfatto dopo aver lavorato a go go, tanto che a volte mi dimentico di essere un non vedente».
Il Dipartimento Solidarietà Emergenza in Italia è stato molto attivo anche nel periodo della pandemia con donazioni di pasti alla Caritas per le persone che hanno perso il lavoro a causa delle chiusure e non riuscivano più a mettere un pasto in tavola.
«Abbiamo consegnato i biscotti nelle scuole e pasti in ospedale – sottolinea – dove c’è stato bisogno abbiamo dato un contributo, preparati con le mani e con il cuore di chef professionisti».
Tra i progetti in vista nelle Marche la autoformazione per la cucina da campo nelle emergenze ed un Food Contest per ragazzi speciali. Inoltre il presidente spiega che è stata siglata una convenzione anche con la Protezione Civile per le emergenze.