Ancona-Osimo

Cinema, Pucci (Slc Cgil): «C’è molta preoccupazione per il settore»

Il coordinatore regionale della Slc Cgil lancia l'allarme su un settore, quello del mondo dello spettacolo, che con l'avvento della pandemia ha perso un 29,8% di lavoratori

Immagine di repertorio

ANCONA – «C’è preoccupazione per il cinema. Il perdurare della pandemia, le scelte legislative e i rincari energetici stanno mettendo in ginocchio il settore». A parlare è Guido Pucci, coordinatore regionale Slc Cgil. Il sindacalista spiega che dopo le lunghe chiusure che hanno penalizzato il settore spettacolo, con la ripresa delle attività «c’è stato un calo molto consistente delle persone che vanno al cinema e anche la nuova norma che impedisce la consumazione di cibo e bevande nelle sale cinematografiche non aiuta, in quanto il food contribuisce al 50% degli introiti».

Nelle Marche, il settore, tra multisala e sale di proiezione a singolo schermo, da lavoro a 200 persone circa, tra lavoratori diretti e indotto, una quota che si trova in difficoltà anche perché non beneficia della cassa integrazione, potendo accedere solo ai Fis (fondo integrazione salariale), che «le aziende difficilmente riescono ad anticipare ed i lavoratori sono costretti ad aspettare anche dei mesi prima di ricevere lo stipendio».

Si tratta di lavoratori dello spettacolo, un settore che nelle Marche a causa della pandemia ha perso un 29,8% di dipendenti rispetto al 2019, ovvero 2.143 operatori. Una categoria che lavora per lo più nel precariato: un 45,6% è part-time, un 41,7% a tempo determinato, un 27,6% è stagionale e un 30,7% è a tempo indeterminato.

Guido Pucci, Slc Cgil

«Il cinema è un presidio di cultura, socialità e testimone del nostro tempo – aggiunge – un settore da proteggere, non solo per la sua funzione sociale ma anche per l’occupazione diretta e indotta che sviluppa. Per queste ragioni, seppure in una situazione di emergenza sanitaria, è necessario che la politica si confronti con le parti sociali, per mettere in campo soluzioni che invertano il trend negativo che il settore sta attraversando, altrimenti si rischia di impoverire il territorio di questa ricchezza».

Secondo Pucci «da qui a qualche mese se non verranno presi provvedimenti si rischia di avere esuberi nel settore. La preoccupazione è elevata anche per la produzione cinematografica che sta perdendo pezzi».

Tra le richieste del sindacato di categoria, quella di migliorare e ampliare le regole per il ricorso agli ammortizzatori sociali, regole contrattuali certe per i lavoratori, superare la norma d’emergenza che impedisce la somministrazione di cibo e bevande durante gli spettacoli adeguandola a quella della ristorazione e infine rivedere le finestre di programmazione con tempi maggiori tra la proiezione sugli schermi cinematografici e la possibilità di usufruirne dalle piattaforme multimediali o televisive.

In Europa, in vari casi, «hanno integrato la Direttiva Eu sui servizi audio visivi, in modo da garantire a tutti (produzione, strutture cinematografiche e piattaforme) la coesistenza. In Francia ad esempio un recente accordo con Netflix dispone almeno 15 mesi di distanza mentre per coloro che non hanno un accordo sono almeno 17 mesi, rispetto ai 36 precedenti. In Italia non ci sono regole definite e ci sono casi di proiezione in contemporanea tra sale e piattaforme. Dobbiamo invertire queste tendenze – conclude – per rilanciare cinema nella sua originaria funzione sociale e lavorativa».