Ancona-Osimo

Ancona, cinghiali in via della Ferrovia. Silvetti: «Fenomeno sotto controllo»

L'ultima segnalazione di ungulati, sulla strada a pochi passi da una zona residenziale, risale a qualche giorno fa. Il presidente del Parco del Conero fotografa la situazione anche in relazione alla presenza del lupo

Cinghiali attraversano il Taunus di Numana, foto d'archivio

ANCONA – E’ di pochi giorni fa l’ultimo avvistamento di cinghiali ad Ancona. Praticamente in città, per la precisione in via della Ferrovia, all’altezza del B&B Fiori del Conero, una zona confinante con la campagna che sale fino alla provinciale in direzione di Portonovo, ma che è anche una zona residenziale di recente urbanizzazione a poche centinaia di metri da dove nel tardo pomeriggio e di notte razzolano i cinghiali, sulla strada che sale a Pietralacroce. Gli incontri con i cinghiali ormai sono molto frequenti, specie in altre città, ma anche ad Ancona continuano a essere pericolosi soprattutto per la circolazione di autovetture e motoveicoli.

Ma la situazione sembra essere sotto controllo, come conferma Daniele Silvetti, presidente dell’Ente Parco del Conero: «Siamo dotati di un piano di gestione della fauna selvatica con cui monitoriamo la popolazione di ungulati, la situazione è gestita sotto vari profili. Esistono nel parco cinquanta selettori autorizzati che fanno selezione per i problemi più diffusi, dai problemi legati alla viabilità ai danni alle attività agricole, più siamo dotati di quarantadue intrappolatori che servono, appunto, per il contenimento della popolazione. Di recente abbiamo visto un progressivo ridimensionamento del fenomeno, rispetto a un paio d’anni fa, le misure di contenimento del numero di ungulati stanno dando i risultati attesi, rispetto all’esplosione demografica del cinghiale soprattutto nei due anni del Covid. Il cinghiale è stato anche fortemente ridimensionato dalla presenza del lupo che è salito nella catena alimentare».

«Certo che anche il lupo comincia a essere un animale sempre più frequente nei pressi delle zone abitate. La questione è molto diversa – conclude Silvetti – perché mentre il cinghiale si può selezionare, il lupo è una specie protetta e chiunque si azzarda a cacciarlo è passibile di reato di bracconaggio. Non siamo nella stessa condizione anche sotto il profilo numerico: parliamo di tre branchi nomadi che entrano ed escono dal Parco e che provengono dalle montagne. Ma non sono pericolosi per l’uomo, non lo attaccano, sostanzialmente cercano il cinghiale e quando non lo trovano attaccano qualche gregge. Per questo chiediamo di tenere sotto controllo gli animali d’affezione, come i cani e i gatti, e le greggi, ma nel Parco del Conero quella del lupo è una presenza molto, molto ridotta. Che però fa sempre notizia».