ANCONA – Sei persone su 10 sono preoccupate per i cambiamenti climatici e nel 2023 questa apprensione è cresciuta ulteriormente. È la fotografia scattata dall’Istat nell’ultimo report relativo alle ‘preoccupazioni ambientali’. Il 58,8% della popolazione dai 14 anni in su è preoccupata per il clima (nel 2022 la quota toccava il 56,7%), mentre quella per lo smaltimento dei rifiuti e per l’inquinamento dell’acqua riguarda circa il 40% della popolazione. La metà dei cittadini è in apprensione per la qualità dell’aria, mentre il dissesto idrogeologico preoccupa il 26,5% delle persone di 14 anni e più, contro il 22,4% del 2022.
Solo una persona su 10 sopra i 14 anni considera l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente. I cittadini sono sempre più attenti alla conservazione delle risorse naturali: il 72,8% delle persone fa attenzione a non sprecare energia e cresce la quota di coloro che sono attenti a non sprecare acqua (il 69,8% contro il 67,6% del 2022). Tra i più sensibili sul tema della perdita della biodiversità i giovani fino a 24 anni (il 31,9% tra i 14 e i 24 anni contro il 18,5% degli over 55 anni), preoccupati anche dalla distruzione delle foreste (24,6% contro 18,4%) e dall’esaurimento delle risorse naturali (29,2% contro 21,3%). Invece gli over 50 manifestano una preoccupazione maggiore, rispetto di giovani, per quanto concerne il dissesto idrogeologico (29,8% contro 21,5% degli under 25) e l’inquinamento del suolo (21,9% contro 18,3%).
Non solo l’età, ma anche il genere e il titolo di studio influiscono. Tra i giovani sotto i 24 anni le ragazze sono preoccupate più spesso dei loro coetanei per i cambiamenti climatici (+5,8 punti percentuali), la perdita di biodiversità (+8,8 punti) e la distruzione delle foreste (+3,8 punti). Le donne sono mediamente più attente a mantenere comportamenti ecocompatibili. Le differenze più evidenti si colgono soprattutto sui comportamenti di acquisto: sussistono oltre 11 punti percentuali di differenza nel leggere abitualmente le etichette degli ingredienti (41,4% delle donne rispetto al 29,9% degli uomini); più bassa ma rilevante la differenza tra chi acquista come prassi alimenti o prodotti biologici (16,0% delle donne rispetto all’11,7% degli uomini) e prodotti a chilometri zero (25,6% rispetto a 21,4%). Le donne sono inoltre in media più accorte a non sprecare acqua (72,3% rispetto al 67,2%) ed energia (74,9% rispetto al 70,5%).
La quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio. Nei confronti dei cambiamenti climatici si dichiara preoccupato il 63,9% dei laureati contro il 52,2% tra chi ha al massimo la licenza media. Analoghe differenze si presentano sia nei riguardi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti (48,8% contro 35,2%) sia rispetto all’inquinamento delle acque (41,7% contro 35,1%). Per quanto riguarda i comportamenti ecocompatibili, tra i laureati e chi al massimo ha ottenuto la licenza media vi sono circa 20 punti percentuali di differenza nell’abitudine a leggere le etichette dei prodotti, 14 nell’acquistare prodotti biologici e quasi 8 nel preferire prodotti a chilometro zero. Una maggiore propensione delle persone con titolo di studio più elevato si rileva anche nell’attenzione a non sprecare acqua ed energia (circa 5 punti percentuali di differenza per entrambi gli indicatori).
«Il delta presente tra giovani e popolazione di età più avanzata per quanto riguarda le preoccupazioni ambientali – dice Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche – dipende sostanzialmente da due fattori: dall’educazione ambientale sui temi scientifici che negli ultimi 20 anni è molto più trattata, anche nelle scuole, rispetto al passato, ma dipende anche dal fatto che i giovani non possono trascurare di guardare ai problemi presenti, visto che il futuro è della loro generazione».
Per quanto riguarda l’importanza dei comportamenti ecocompatibili secondo Legambiente Marche è necessaria «una transizione culturale che non significa dover rinunciare a qualcosa, ma significa solo cambiare alcune abitudini e atteggiamenti per migliorare la qualità di vita». Comportamenti virtuosi che se adottati da tutti possono avere un effetto domino sulla qualità dell’aria, dell’acqua, sulla risorsa idrica.
«L’estate sta arrivando – spiega – e già alcune zone delle Marche iniziano ad avere problemi di approvvigionamento, come il pesarese e l’ascolano». I comportamenti ecocompatibili si traducono in «minori rifiuti, in più acqua a disposizione, in minore inquinamento, piccoli passi che producono un grande cambiamento» conclude.