ANCONA – Cnr Irbim Ancona in lutto per la morte dell’ex direttore Giovanni Bombace, deceduto la notte scorsa all’età di 94 anni. Il professor Bombace, nato in Sicilia il 23 marzo del 1929, laureato in Scienze Naturali nell’Università di Catania, oltre ad essere il primo direttore e fondatore del Cnr di Ancona, fondato nel 1971 come Laboratorio di Tecnologia della Pesca, oggi Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (Irbim) è stato anche presidente eletto del Consiglio generale della pesca del mediterraneo della Fao dal 1980 al 1982 e del comitato Vertebrati marini e cefalopodi della Ciesm dal 1980 al 1984, oltre che della Società Italiana di Biologia Marina, di cui era socio onorario dal 2000.
Una figura di spicco nel panorama scientifico nazionale e internazionale. Nel 1971 fu chiamato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche ad Ancona a dirigere il Laboratorio di Tecnologia della Pesca, diventato poi in seguito Istituto di Ricerche sulla Pesca Marittima (IRPEM), organo di ricerche applicate al settore della pesca ed alla Scienza del mare che, sotto la sua guida fino al 1996, ha assunto notevole rilevanza scientifica, non solo in Italia, ma nell’intero bacino Mediterraneo.
La sede di Ancona continua oggi la sua attività come Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (IRBIM). Le ricerche e gli studi svolti da Bombace vanno da quelli di biologia marina e di bionomia a quelli relativi alla ricerca di nuovi fondi strascicabili per la pesca d’altura siciliana, da quelli relativi alla commercializzazione
del pescato ed ai mercati di produzione, agli studi e ricerche sulla fascia costiera ed alle ricerche sulle barriere o strutture artificiali, dalle problematiche di gestione delle risorse fino agli aspetti normativi connessi.
Dal Cnr Irbim fanno sapere che diede un contributo fondamentale alla stesura della legge 41/1982 “Piano per la razionalizzazione e lo sviluppo della pesca marittima”. Sostenitore della necessità di portare la conoscenza della realtà della pesca italiana oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori, nel 1983 per la Rai, dipartimento scuola educazione, curò la realizzazione delle 12 puntate del “Corso di aggiornamento per addetti al settore della pesca” che fece conoscere al grande pubblico le problematiche del settore e della ricerca scientifica applicata alla gestione delle risorse ittiche. Dopo il pensionamento, per limiti di età, nel 1996, continuò a frequentare l’Istituto di cui era Senior Associato, dispensando suggerimenti ai giovani e continuando a scrivere. La sua ultima fatica fu “Il tonno atlanto-mediterraneo (Thunnus thynnus) e le sue popolazioni” pubblicato da Saladino Editore. Il testo venne pubblicato nel 2021.
«Giovanni lascia un grande vuoto in Istituto, ma anche una grande testimonianza di persona di profonda cultura e di scienza, che continuerà ad essere esempio per le nuove generazioni di biologi della pesca e di studiosi del mare» lo ricorda il professor Gian Marco Luna, direttore del Crn Irbim di Ancona.
«Le sue ricerche hanno riguardato il settore della pesca, da sempre trainante per il nostro territorio – aggiunge -, occupandosi anche delle complesse problematiche gestionali e normative, in tempi in cui nel nostro Paese non c’era mai stata una reale e strutturata ricerca applicata alla pesca, non esistevano scuole finalizzate alla conoscenza dei fenomeni e degli aspetti legati alla pesca, ed il personale della Sede non superava le 30 unità. Si è poi dedicato ad avviare altre attività di ricerca più pionieristiche, come ad esempio quelle sulle barriere artificiali per il ripopolamento ittico e la molluschicoltura, strutture che lui stesso progettava insieme ai colleghi di Ancona e mettendo a frutto anche le sue numerose collaborazioni internazionali».
Dopo la pensione, ha continuato a frequentare negli anni la sede dell’Istituto «in qualità di nostro ricercatore associato, dedicandosi puntualmente, nel suo ufficio denso di carte e libri e poggiato sulla sua enorme scrivania scura, a scrivere articoli storici e volumi. Nelle nostre chiacchierate, lo chiamavo “Prof” invece che “Direttore”, in quanto era stato realmente mio professore all’Università Politecnica delle Marche, durante i miei studi in biologia marina nella seconda metà degli anni 90, dove teneva un corso in biologia della pesca, avendo già intuito la necessità di creare quell’osmosi di conoscenza tra Università e CNR in cui ancora oggi crediamo fermamente, e che continuiamo ad alimentare con interesse reciproco per favorire il sistema della ricerca marina regionale, e far crescere i nostri territori».
«I nostri scambi di idee, pur se non frequenti, – ricorda il professor Luna – li trovavo sempre estremamente utili e profondamente stimolanti. Spesso, è vero, le nostre posizioni divergevano, anche alla luce dei contesti profondamente mutati in cui abbiamo svolto lo stesso mestiere di Direttore; ma ascoltare la sua opinione e le sue testimonianze era per me di grande stimolo, e soprattutto mi consentiva di comprendere, con presa diretta, il peso del lavoro, dell’energia ed anche delle battaglie necessarie per l’avvio e la successiva gestione dell’Istituto. Testimonianze del passato e della sua forza che emergono anche dai vecchi album di foto e di ritagli di giornale conservati in Direzione, dove con minuziosa attenzione sono ancora catalogati i suoi numerosi interventi sulla stampa, insieme a foto in bianco e nero di vecchie conferenze, che ogni tanto rileggo con piacere, nella solitudine del mio ufficio, a memoria del passato ed a stimolo per il futuro».