ANCONA – «Nelle Marche serve una campagna di sensibilizzazione per favorire l’inclusione delle persone con un diverso orientamento sessuale e identità di genere». È l’appello rivolto alla Regione da Marte Manca, attivista di “Non una di Meno Transterritoriale Marche” nella giornata Coming Out Day in cui si ricorda quanto dichiararsi renda liberi.
La prima edizione nacque nel 1988 negli Stati Uniti. Lo psicologo del New Mexico Robert Eichberg e il politico ed attivista Lgbt di Los Angeles Jean O’Leary la fissarono all’11 ottobre data del primo anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay, tenutasi l’11 ottobre 1987.
Dopo più di trent’anni di battaglie, anche se sono stati compiuti passi avanti, restano ancora importanti conquiste da compiere, soprattutto sul fronte del riconoscimento sociale.
«Nella nostra regione – spiega -, mondo del lavoro, manca ancora informazione per quanto riguarda il riconoscimento della carriera ” alias” per le persone in un percorso di affermazione di genere, che consenta la possibilità di utilizzare il nome di elezione da quello risultante dall’anagrafe, finché non saranno in possesso di nuovi documenti di identità personale a seguito di sentenza del Tribunale, passata in giudicato, che ne rettifichi il nome attribuito alla nascita».
Una battaglia che lo vede impegnato in prima persona. «Sto chiedendo sul lavoro la carriera alias affinché mi venga riconosciuto il nome di elezione – prosegue – è una battaglia importante che si può condurre affiancati dalle associazioni lgbtqia e sindacati: per chi ha già fatto un coming out sociale e si sente pronto per compiere questo passo successivo è importante avere un supporto».
Per questo, spiega, serve una campagna di sensibilizzazione che coinvolga «tutte le associazioni presenti sul territorio», dalle ludiche alle sportive, fino alle ricreative, «includendo anche le istituzioni, scuole e organismi datoriali». Fondamentale anche la formazione, per far comprendere che «il riconoscimento sociale per noi è molto importante: molti pensano che il nome di elezione sia solo un “nomignolo”, ma invece dietro c’è una persona. I tempi di una sentenza per la transizione di genere solitamente si aggirano intorno ai tre anni, un periodo molto lungo» nel quale secondo Marte Manca, il cambiamento interiore deve andare di pari passo con un cambiamento sociale.
L’attivista fa notare che nelle Marche sono molte le persone che hanno consapevolezza di una diversa identità di genere, «ne ho avuto polso dopo il Pride di Ancona, quando al termine del mio discorso diversi ragazzi, anche molto giovani, mi si sono avvicinati chiedendomi informazioni e spiegandomi che per loro è stato fondamentale sentire una persona che parlava delle sua esperienza, che si sono sentiti meno soli. E io voglio dire loro che non sono soli e che se vogliono contattarmi, anche in privato, io ci sono e anche le associazioni possono aiutare».
Come è stato il tuo coming out?
«Sono uscito fuori piuttosto tardi, a 45 anni, ho vissuto per troppo tempo nascosto. Il primo coming out sociale l’ho fatto nell’ottobre scorso come persona in transizione, ma già l’anno prima mi ero dichiarato come lesbica con la mia attuale ragazza e con le persone a me più vicine. Solo successivamente ho fatto un post su Facebook per divulgarlo a tutti i miei contatti».
Come è andata?
«È stato molto impattante, da alcuni ho avuto reazioni perplesse, da altri di sostegno, mentre altri ancora non mi hanno più rivolto la parola. Ho avuto più difficoltà a rispondere alle curiosità delle persone un po’ più indiscrete, perché si tende a pensare che il cambio genere sia automatico e non capiscono che invece ci sono degli stadi».
Cosa hai provato?
«Un senso di liberazione, lo stesso che vorrei trasmettere, anche se non è stato semplicissimo, specie in una regione come questa. Già fuori dalle Marche è stato molto più semplice è stato come se avessi detto “mangio le patate”».
Marte Manca ci spiega infine che tra le prossime iniziative che lo vedranno impegnato c’è la formazione degli sportelli antiviolenza. «Vogliamo coinvolgere gli sportelli antiviolenza per quanto riguarda la formazione delle operatrici accoglienza per le persone lgbtqia presenti nelle Marche – conclude – . L’assistenza alle vittime di violenza, andrebbe fornita oltre che alle donne anche alle persone che hanno un orientamento non eterosessuale e/o una identità di genere binaria».