ANCONA – Dal 15 giugno sarà online sul sito dell’Agenzia delle Entrate il modello di domanda per accedere al concordato preventivo biennale. Si tratta di una misura rivolta ai lavoratori autonomi con Partita Iva,. che permette di accordarsi con l’Ente sulla quota di tasse da pagare nei due anni successivi. In pratica con il concordato preventivo le tasse non vengono più pagate sui guadagni conseguiti dai lavoratori autonomi, ma su una proposta avanzata dall’Agenzia delle Entrate che il contribuente potrà accettare o meno, entro il 15 ottobre.
Una misura, che se accettata evita ai contribuenti di incorrere in accertamenti, ma che si propone soprattutto di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale. Può accedere al concordato chi nel periodo d’imposta precedente a quello cui si riferisce la proposta, non ha debiti tributari o chi prima della scadenza del termine per aderire al concordato ha estinto quelli d’importo complessivamente pari o superiori a 5mila euro (compresi interessi e sanzioni).
Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino sottolinea i vantaggi della misura per partite Iva e imprese, precisando tuttavia che «non vanno sottovalutati anche i limiti». «Di certo è uno strumento di supporto in caso di difficoltà economiche o di necessità di ristrutturazione di un debito garantendo la prosecuzione dell’attività e una migliore gestione delle risorse – spiega -. È uno strumento flessibile e dunque si può ‘adattare’ alle diverse esigenze dell’impresa. Di contro però – osserva – la procedura al momento appare piuttosto complessa e la ‘notizia’ di un concordato preventivo potrebbe danneggiare la reputazione dell’impresa, influenzando negativamente i rapporti con clienti, fornitori e istituti di credito». Secondo Pierpaoli «è necessario che le imprese, soprattutto quelle micro e piccole, valutino con cura la propria situazione, tenendo conto di tutti gli aspetti».
Critico Massimiliano Santini, direttore della Cna Ancona, il quale evidenzia che il concordato preventivo è «una sorta di riedizione che non ha funzionato granché negli anni 2003-2004» perché «per aderire alla misura quando non si ha l’assoluta certezza di garantire quanto promesso, benché si prevede una tassazione agevolata. Ovviamente come nel passato aderiranno le imprese che hanno la certezza di garantire quei livelli di reddito e di ricavi». Secondo la Cna è invece più opportuno «premiare l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato» per consentire ciò, però, è necessario mettere in campo un meccanismo che agisca sulle performance di reddito incrementale rispetto ad una soglia minima di reddito riferibile alle potenzialità produttive dell’impresa da determinarsi in via presuntiva. Oggi le attività hanno una soglia di reddito “ideale” associabile al tipo di attività, che si chiama ISA (ex studi di settore) e la nostra proposta è quella di agire sull’aliquota, prevedendo che la parte di reddito eccedente quello di riferimento sia tassato ad una imposta sostitutiva su reddito e Irap molto ridotta, ad esempio del 10% (pari a quella applicata ora per i lavoratori dipendenti)». Una proposta, quella della Cna, che secondo Santini rappresenta «la ricetta ragionevole ed efficace della nostra Associazione».