ANCONA – La sanità con i limiti imposti dal decreto Balduzzi, le infrastrutture, la ricostruzione, le risorse europee dal Recovery Fund al Mes, e infine turismo e cultura.
Sono i temi toccanti ieri sera (30 agosto) nel confronto televisivo in diretta su Vera Tv (canale 79) fra gli 8 candidati governatori in corsa per le elezioni regionali: (in ordine alfabetico), Francesco Acquaroli, Sabrina Banzato, Alessandra Contigiani, Anna Rita Iannetti, Roberto Mancini, Maurizio Mangialardi, Gian Mario Mercorelli e Fabio Pasquinelli.
Un dibattito che in linea generale si è giocato su toni molto pacati, anche se non sono mancate alcune frecciatine fra i candidati, che hanno colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e fare i dovuti distinguo. A moderare il confronto, che si è svolto all’Auditorium della Mole Vanvitelliana ad Ancona, aperto al contributo delle maggiori testate giornalistiche delle Marche, sono stati i giornalisti Gloria Caioni e Ciro Montanari.
L’impegno
Il candidato governatore del centrodestra, Francesco Acquaroli, sostenuto da 6 liste (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia-Civici per le Marche, Movimento per le Marche, Udc-Popolari Marche, Civitas-Civici per Acquaroli) si è definito «interprete della voglia di riscatto» delle Marche, spiegando che «occorre ridare voce a tutti i territori».
Sabrina Banzato, in corsa con Vox Italia-Marche, ha posto l’accento sulla «situazione drammatica del post pandemia» che richiede «risposte straordinarie» ed è andata all’affondo della «mala gestione della politica che ga ucciso libertà e democrazia».
Alessandra Contigiani, con Riconquistare l’Italia – Fronte Sovranista Italiano, la candidata più giovane nella corsa ad 8, ha rimarcato il fatto che «le forze politiche sono state complici nel processo di sottrazione della sovranità al popolo».
«Se il sistema fosse stato giusto non sarei su questo palco» ha dichiarato senza mezzi termini Anna Rita Iannetti l’aspirante governatrice del Movimento 3 V (Vaccini Vogliamo Verità) – Libertà di scelta, secondo la quale è ora di «riacquistare il potere sulla gestione della salute».
Per Roberto Mancini, come recita il nome della sua lista “Dipende da Noi” la possibilità di ricostruire della partecipazione democratica alla vita politica, nonostante la «campagna elettorale sia problematica per la crosta di sfiducia» che si è venuta a creare fra i cittadini.
Maurizio Mangialardi, candidato governatore del centrosinistra appoggiato da 6 liste (Pd, Marche Coraggiose, Le nostre Marche e il Centro, Mangialardi Presidente, Italia Viva-Psi-Demos-Civici Marche, Rinasci Marche.), ha invece ricordato la «spinta venuta dal basso» alla sua candidatura, appoggiata da 130 sindaci del territorio. «C’è bisogno di competenza» ha detto, «le Marche devono essere protagoniste».
«Basta con le poesie recitate a memoria», lo ha detto Gian Mario Mercorelli del Movimento 5 Stelle. Per il pentastellato, che ha rifiutato la corte del Pd, le Marche hanno bisogno di chi ha «capacità di apertura ad ogni categoria, di far partecipare e decidere, non solo di ascoltare. Molti non sanno che significa cavalcare le difficoltà: servono i migliori».
Per Fabio Pasquinelli, in corsa con Lista Comunista, «serve una alleanza sociale per dare una proposta alternativa al centrodestra e alla falsa sinistra» che secondo l’aspirante governatore sono due facce della stessa medaglia.
Sanità
Tema centrale del dibattito è stato quello della sanità, con i territori che attendono risposte su nuove strutture a Macerata e Ascoli Piceno, oltre nuovo Marche Nord.
Sabrina Banzato nel ricordare la chiusura di 13 ospedali nelle Marche, ha detto che occorre «sostenere una sanità territoriale diffusa e rivitalizzare le strutture» presenti. Parola d’ordine «sanità pubblica vicina al cittadino» contro un centrodestra e un centrosinistra che fanno «falsa opposizione e falsa politica» e puntano alla privatizzazione, ma anche grillini «non ne sono esenti».
Sanità pubblica anche per Alessandra Contigiani secondo la quale occorre tornare alle Usl, e dire basta «alla logica delle aziende ospedaliere» e al ticket, mentre serve più attenzione in sede di convenzione delle strutture private e più potere ai comuni.
Per Anna Rita Iannetti, gli ospedali chiusi dalla giunta Ceriscioli in seguito ai limiti imposti dal decreto Balduzzi, potevano avere un ruolo strategico nella gestione dell’emergenza sanitaria covid-19: «Va bene creare poli di eccellenza, ma Pronto Soccorso, medicina generale e chirurgia, devono essere territoriali» per questo occorre «ridare vita ai piccoli ospedali».
Roberto Mancini ha rimarcato che la sanità pubblica è «disarticolata» ed ha posto l’accento sui tempi di attesa per visite ed esami, spiegando che la politica non deve fare ingerenza sulla sanità: non ci devono più essere «primari con tessera di partito», mentre, parallelamente è importante ristabilire l’equità territoriale, integrando le strutture e puntando sulla medicina preventiva. Insomma basta campanilismi, serve «una sanità democratica».
Pungente sul tema l’intervento di Maurizio Mangialardi che ha detto «sento proposte stravaganti, ma nessuno ha soluzioni: io ho invece le ho» e passano per «ospedali moderni pieni di tecnologia e con personale in numero adeguato», mentre il centrodestra, secondo il candidato in quota Pd, dove governa ha privatizzato tutto. Fondamentali per Mangialardi le risorse europee del Recovery Fund e del Mes, che però vanno spese bene.
La vede diversamente Gian Mario Mercorelli secondo il quale le strutture esistenti «non vanno toccate»: «mi fa sorridere sentire che occorre spendere bene i soldi da chi ha aperto un ospedale, rimasto attivo 3 giorni». Poi la frecciatina sulla privatizzazione che secondo il pentastellato è una delle mire sia del centrodestra che del centrosinistra. «Serve una sanità a casa dei cittadini», ha detto, spiegando che occorre puntare sull’assistenza domiciliare e sull’infermiere di famiglia, cercando di ospedalizzare solo quando necessario: una linea che garantirebbe «un grande risparmio». Infine basta alle disparità del territorio fra costa ed entroterra: «tutti i cittadini devono poter raggiungere l’ospedale in tempi brevi».
Anche per Fabio Pasquinelli centrodestra e centrosinistra perseguono le stesse logiche di privatizzazione della sanità, una sanità nell’ambito della quale l’emergenza covid ha agito come un faro acceso, mettendo in luce la «fragilità del sistema» e la perdita di qualità del servizio territoriale. Inoltre ha rimarcato che ogni anno vengono spesi 350 milioni per convenzioni.
Francesco Acquaroli ha chiarito che il centrodestra non vuole privatizzare, ma è contrario agli ospedali unici che portano alla desertificazione e allo spopolamento dei territori. «Crediamo nella medicina territoriale e nella rete» ha detto, spiegando che occorre rendere protagonisti i sindaci e i medici di famiglia per la prevenzione, inoltre serve un nuovo piano sanitario dove tutti siano rappresentati.
Infrastrutture
Tante le priorità infrastrutturali presenti nelle Marche, anche se ogni candidato, dovendone scegliere una, ha la sua.
Per Iannetti serve trasparenza, per Mancini invece, in pole ci sono aeroporto e terza corsia in A14. Diversa l’opinione di Mangialardi, secondo il quale «ci sono le condizioni per portare a casa tutte le opere: gli 8 miliardi dal Recovery Fund saranno determinanti per il futuro della regione». In testa alla lista delle infrastrutture dei “desideri” per Mercorelli ci sono il completamento della Fano-Grosseto e la terza corsia in A14, ma serva una riorganizzare e «in Regione devono avere i cervelli svegli». Viabilità autostradale efficace fondamentale anche per Pasquinelli che pone l’accento anche sull’arretramento del tratto ferroviario che corre lungo la costa. Acquaroli ha parlato invece di infrastrutture stradali e telematiche, che non essendo efficienti pongono un limite alla competitività del territorio e delle imprese. Per la Banzato serve una commissione di inchiesta nell’entroterra, mentre per Contigiani la nazionalizzazione della rete autostradale è una priorità.
Recovery Fund e Mes, candidati divisi
Un tema che divide, quello delle risorse europee, infatti se da un lato si tratta di un budget che potrebbe far veramente comodo al nuovo governatore-governatrice, in larga parte sono risorse da restituire perché si tratta di prestiti. Diverse le posizioni dei “magnifici 8”.
«Una grande occasione gli 8 miliardi alle Marche» che per Mangialardi potranno far partire «una rivoluzione» per sanare i ritardi infrastrutturali. Risorse importanti anche per Mercorelli ma serve chiarezza su come utilizzarli e sugli interventi da mettere in atto. Pasquinelli va invece all’affondo di Mangialardi che secondo lui «non ha capito come funziona il Recovery Fund»: l’aiuto dell’Unione Europea è una sorta di «commissariamento a bassa intensità – spiega – . Siamo contrari alla subalternità all’Europa». Infine la stilettata al centrodestra che «non ha nulla di sociale» ed è «serva della Nato».
Per Acquaroli servono procedure veloci e un modello Genova per portare finalmente a termine le infrastrutture ancora al palo. Si dice preoccupata per la restituzione delle risorse europee Sabrina Banzato che pone l’accento sui tagli che sarà costretto ad operare il Paese, inoltre invoca l’istituzione di un tavolo costituente per mettere a punto una nuova ricetta per la regione, ma in linea generale l’accento è sul «meglio cavarcela da soli». Per la Contigiani si tratta di risorse da intercettare e sfruttare perché “soldi” pagati dagli italiani dei quali «ci torna indietro solo una minima parte», mentre il timore riguarda i vincoli alla spesa pubblica. Contraria al denaro a debito la Iannetti che esprime il suo no alle risorse europee.
Mancini invece pone l’accento sulla necessità di creare un progetto di impiego di queste risorse, per le quali, tra le destinazioni possibili, annovera anche il sostegno alle famiglie che hanno figli con problemi educativi, insomma «serve una visione complessiva».
Ricostruzione
La gestione del post sisma «deve essere il primo tema per la politica» secondo Mancini che ne fa «una questione dei marchigiani e non solo dei terremotati», spiegando che il governo deve precedere «personale adeguato».
Mangialardi ha posto l’accento sull’arrivo del commissario straordinario per il sisma, Legnini, che «con 3 ordinanze ha fatto ripartire la ricostruzione» ed ha auspicato un decreto Genova anche per la gestione dei danni causati dal sisma.
Mercorelli battezza invece come «stupidaggini» le dichiarazione dell’avversario del Pd, e illustra la sua ricetta spiegando che per accelerare la ricostruzione occorre sburocratizzare, dal momento che «i comuni sono il vero collo di bottiglia». Poi la stoccata finale: «La Regione ha molte responsabilità sulla gestione del sisma, dalle Sae (strutture abitative emergenziali) alla Protezione civile» infine ha richiamato l’attenzione sul rischio di infiltrazioni da parte della criminalità negli appalti, che secondo il pentastellato «già ci sono».
Snellire è la parola d’ordine di Pasquinelli che tra le soluzioni per accelerare la ricostruzione, vede l’istituzione di un ente consortile al quale partecipino anche i privati.
Secondo Acquaroli occorre invece potenziare gli uffici ricostruzione e togliere i lacci burocratici che hanno frenato il processo, portando allo spopolamento dei territori che non sono più in grado di produrre e sono «bloccati».
«Il commissario Legnini si vanta di sburocratizzare e si lagna delle vecchie leggi» spiega la Banzato, intanto però la questione del post sisma resta ancora aperta così come i cantieri delle infrastrutture, «ma non si capisce mai di chi è la colpa».
«Basta sfilate e passerelle politiche» nei luoghi del sisma, dichiara Contigiani: «torniamo a a fare politica». Secondo Iannetti invece per accelerare la questione occorre dirottare le risorse direttamente ai privati.