ANCONA – «La situazione delle Marche non è diversa da quella di altre regioni italiane. I numeri parlano chiaro, siamo di fronte a una evidente frenata: delle produzioni, dei fatturati, della capacità di esportare». Sono le parole del presidente della Camera di Commercio delle Marche. Gino Sabatini in occasione della presentazione del primo rapporto congiunturale elaborato dall’Osservatorio statistico avviato con la Regione e realizzato con l’Istituto Tagliacarne durante la fase 1 dell’emergenza sanitaria.
Alla presentazione, avvenuta in modalità telematica, hanno preso parte anche l’assessora Manuela Bora, il segretario generale di Unioncamere nazionale Giuseppe Tripoli e una rappresentanza dell’Istituto Tagliacarne.
La Regione Marche, grazie ad un accordo con Camera di Commercio e Istituto Tagliacarne avrà a disposizione studi di settore approfonditi per dare avvio ad un monitoraggio sistematico sulla situazione congiunturale economica nella regione.
La situazione nelle Marche
La fase 1 dell’emergenza sanitaria, ovvero quella nel periodo dal 9 marzo al 4 maggio, ha colpito duro nelle Marche, dove il 47,5% delle imprese con 3 e più addetti (in Italia 45%) ha sospeso l’attività produttiva. Per il 39,9% la decisione è stata presa a seguito del decreto del Governo, mentre il 7,5% lo ha fatto di propria iniziativa. Sono il 23,8% (Italia 22,5%) le imprese che sono riuscite a riaprire prima del 4 maggio dopo un’iniziale chiusura: ciò a seguito di ulteriori provvedimenti governativi (8,9%), attraverso una richiesta di deroga (7%) o per decisione volontaria (7,9%). Il 28,7% delle imprese marchigiane (Italia 32,5%) è rimasto sempre attiva.
Il 75% delle imprese marchigiane riferisce una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 (Italia 71,6%): nel 45,4% dei casi il fatturato si è più che dimezzato (Italia 41,4%), nel 26,8% si è ridotto tra il 10% e il 50% (Italia 27,1%) e nel 2,8% dei casi meno del 10% (Italia 3%); nel 6% dei casi il valore del fatturato è invece rimasto stabile (Italia 8,9%). In media il 14% delle imprese dichiara di non avere registrato alcun fatturato (Italia 14,6%). In regione, il fatturato del bimestre marzo-aprile 2020 è aumentato soltanto per il 5,0% delle imprese (Italia 5%), di cui l’1,7% per meno del 10% e il 3,3% per oltre il 10%.
Emerge la grande difficoltà del turismo. Secondo i dati resi disponibili attraverso le indagini di Isnart, il 19% degli operatori marchigiani del settore non è attualmente aperto (emergono problemi di costi di adeguamento) ma un segnale positivo viene dalle prenotazioni di agosto (pur basse, ma pari a 46,5%, contro il 34,9% della media italiana).
L’occupazione regionale
Alla fine del I trimestre 2020, il totale degli occupati nelle Marche ammonta a quasi 640 mila unità, in crescita dello 0,6% (3.548 occupati) rispetto al medesimo periodo del 2019, misura superiore rispetto alla media nazionale (+0,2%). Il 61,5% degli occupati marchigiani è attivo nel settore terziario, il 35,1% nel settore industriale e il 3,4% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca; il plesso degli occupati si suddivide nel 75,8% di dipendenti ed il restante 24,2% in lavoratori indipendenti. Tra queste categorie, si registra una flessione rispetto al I trimestre 2019 nel settore primario (-0,7%; -150 occ.), nell’industria (-1,2%; -2.675 occ.) e tra gli indipendenti (-0,2%; -248 occ.). In crescita gli occupati dei servizi (+1,6%; +6.373 occ.) e tra i dipendenti (+0,8%; +3.796 occ.). Il tasso di occupazione si attesta, nella media del periodo, a 65,8% (Italia 58,4%), in flessione di 2,1 punti percentuali rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. A livello provinciale, Ancona registra una crescita del 2,6% (+4.999), come del resto Pesaro – Urbino che segna un +1,4% (+2.146). Le altre province mostrano invece un calo.
Dati che non sorprendono il presidente di Camera di Commercio Gino Sabatini che pone l’accento sulla necessità di operare investimenti in una regione come le Marche «che deve fare dell’innovazione l’asset sul quale costruire la ripresa». A rendere il quadro meno cupo «l’annunciato programma di investimenti infrastrutturali significativi che riguarda anche la nostra regione – spiega – : non è tutto quanto ci potevamo aspettare, ma la speranza è di vedere presto i cantieri aperti».
Cantieri che dovrebbero mettersi in moto anche nell’area del cratere, grazie alla spinta impressa dal commissario straordinario alla ricostruzione Legnini. Poi il Recovery Fund che poterà «risorse mai viste nel nostro paese e una programmazione europea 2021-2027 che ruoterà intorno all’impresa 4.0, più connessa, più green e più vicina ai cittadini, e la Regione Marche sa come utilizzare bene i fondi europei».
Insomma il presidente della Camera di Commercio è moderatamente ottimista, grazie anche alle capacità e alla forza di cui sono dotati gli imprenditori, i professionisti e i lavoratori marchigiani.
Secondo Sabatini però il governo nazionale deve spingere sull’acceleratore mettendo mano alle riforme strutturali che «non sono più procastinabili» come la riforma del fisco, del lavoro, della giustizia. Ma servono anche sostegno al credito e agli investimenti, «altrimenti il nostro paese – conclude – e non solo le Marche, resterà prigioniero dei suoi difetti e delle sue difficoltà».
Tripoli nel suo intervento ha sottolineato che dal lockdown alla ripartenza, la Camera di Commercio è stata al fianco delle imprese, con azioni tempestive, tagliate a misura di impresa e per le quali il sistema camerale ha destinato quasi 300 milioni di euro di proprie risorse economiche. Cinque gli ambiti di intervento: credito, digitale, export, turismo, informazione sui provvedimenti, oltre all’affiancamento alle Prefetture di tutta Italia per individuare le attività che potevano restare aperte.
L’assessora Manuela Bora invece ha parlato di un «bollettino di guerra» ed ha sottolineato che come richiamato anche dal Rapporto della Banca d’Italia sull’economia delle Marche, «la nostra regione, per le sue caratteristiche produttive, ha avuto un peso relativo di attività economiche sospese per via dei Dpcm dell’11 e del 22 marzo, in termini di addetti e di valore aggiunto, molto più elevato della media nazionale: il 53,3 contro il 43,8, cioè quasi 10 punti in più, anche se poi, per via delle numerose richieste di autorizzazione alle prefetture (7150), il differenziale si è ridotto a circa 5 punti percentuali».
Insomma «tre mesi che peseranno molto, a cui purtroppo si aggiunge il contesto internazionale, dove la pandemia continua ad espandersi a grande ritmo in numerosi paesi, determinando, oltre alle conseguenze umane, forti rallentamenti economici e commerciali».
«Ci sentiamo pronti attraverso le risorse che giungeranno dal Recovery Fund e dalla prossima programmazione Fesr ed Fse 2021-2027 ad affrontare il Green New Deal che giustamente l’Unione Europea sta lanciando per avviare una nuova stagione di investimenti pubblici e privati che potranno trainare una nuova fase di crescita – spiega -. Naturalmente ci sarà una fase delicata in cui sarà indispensabile un grande coordinamento tra Governo e regioni per cogliere le opportunità e sfruttare al meglio le risorse europee ed attenuare le ripercussioni occupazionali che purtroppo ci possiamo aspettare».