Ancona-Osimo

Contratto, salario e dubbi sul futuro: metalmeccanici in sciopero nelle Marche: «Chiediamo rispetto»

I lavoratori di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, si sono ritrovati in sit-in davanti alla sede dorica di Confindustria. Tante le aree di crisi presenti sul territorio regionale

I metalmeccanici di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil in sit-in davanti alla sede di Confindustria Ancona

ANCONA – Una catena umana di oltre 160 operai metalmeccanici ha manifestato questa mattina (5 novembre) ad Ancona, davanti alla sede di Confindustria, per chiedere il rinnovo del contratto, l’adeguamento salariale, più diritti e tutele. Il sit-in che si è svolto in parallelo allo sciopero nazionale di 4 ore è stato indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil in seguito alla rottura del tavolo di trattativa con Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale.

Una protesta che arriva ad un anno esatto dalla presentazione della piattaforma contrattuale (5 novembre 2019) e a 10 mesi dalla scadenza del contratto, in un periodo estremamente delicato sul fronte della tenuta occupazionale, con l’economia piegata sotto i colpi della pandemia dopo le limitazioni imposte alle attività produttive, e con il tema della sicurezza dei lavoratori all’interno delle aziende sempre di più in primo piano.

Sulle note di “Bella ciao” i sindacati hanno chiesto a gran voce il miglioramento del welfare, dei diritti e delle tutele, una maggiore attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, la stabilizzazione dei precari. Inoltre hanno chiesto il riconoscimento delle competenze professionali, la contrattazione dello smart-working e della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tanti i temi al centro della protesta che si è snodata anche al motto di «i lavoratori non sono carne da macello». Alta l’adesione a livello nazionale e regionale dello sciopero secondo i confederati, che hanno manifestato con una delegazione di lavoratori per rispettare le misure anti contagio.

«Si lavora per otto ore e non riusciamo a vivere con lo stipendio che prendiamo», spiega uno dei lavoratori, che lamenta la situazione comune a tantissimi dipendenti che si sentono «sfruttati dalle aziende con la scusa che ora non c’è lavoro a causa del covid-19 e della crisi».

Da sinistra Tiziano Beldomenico, Vincenzo Gentilucci, Danilo Capogrossi

«Il rinnovo del contratto riguarda circa un milione e mezzo di lavoratori – spiega Tiziano Beldomenico, segretario regionale Fiom Cgil Marche – , la nostra rivendicazione non riguarda solo la parte salariale, che è molto importante per i lavoratori, ma anche la formazione, i lavoratori del mondo degli appalti che oggi non hanno voce, dei precari, della sicurezza nei luoghi di lavoro, del ricambio generazionale nelle fabbriche». L’accento non poteva che andare inevitabilmente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dopo l’infortunio registrato ieri sera all’interno del Porto di Ancona, dove un lavoratore ha perso la vita travolto da un tir in manovra. «Chiediamo più sicurezza, non quella scritta su “carta” – prosegue Beldomenico – ma una sicurezza  che i lavoratori possono toccare con mano. Mi auguro che Federmeccanica cambi idea dopo l’alta adesione sul territorio nazionale dello sciopero: noi non possiamo essere considerati carne da macello, chiediamo rispetto da parte del mondo imprenditoriale e di Federmeccanica che cura gli interessi dei “padroni”».

Il segretario della Fiom Cgil lamenta che «i datori di lavoro ci dicono che fare sicurezza costa molto e in un momento di ripartenza della crisi la sicurezza viene messa in secondo piano e per questo i dipendenti anche dietro il timore di perdere il lavoro abbassano un pò la guardia. Purtroppo poi i numeri degli infortuni parlano chiaro, numeri alti che non possiamo più accettare».  A Confindustria «chiediamo il rispetto per i lavoratori che, anche in questo periodo delicato per la pandemia, ci hanno messo la faccia, mettendo a repentaglio anche la loro salute per poter tenere le fabbriche aperte».

Vincenzo Gentilucci, segretario generale Uilm Uil, ha posto l’accento sul fatto che da parte dei sindacati c’è la volontà di proseguire la trattativa che si è interrotta sull’aspetto salariale, con il rischio di portare «alla morte del contratto nazionale». Inoltre ha chiarito che il sit-in è avvenuto sotto la sede di Confindustria, perché proprio il presidente Bonomi sta tenendo in ostaggio 10milioni di lavoratori per un diktat che alle categorie non permette di andare sulla questione salariale che per noi è molto importante, perché crediamo che solo se riportiamo soldi ai lavoratori possiamo intravedere una crescita».

Nelle Marche sono circa 30mila i lavoratori metalmeccanici di Federmeccanica. Tante le aree di crisi presenti nel territorio che erano già attive ancora prima della pandemia come ad esempio «il Fabrianese con l’elettrodomestico, che è il baluardo della crisi», spiega Gentilucci, che si aspettava a settembre, con il ritorno al lavoro «un aumento della crisi, ma in questa fase tutte le aziende stanno lavorando e facendo straordinari, inserendo anche lavoratori interinali. Credo che questo sia però un dato “drogato” frutto del fatto che quando si è ritornati dal lockdown le aziende avevano terminato le scorte, quindi in questo momento c’è un mercato che tira un pò di più». Il segretario Uilm Uil spiega che ancora «non è chiaro cosa accadrà con il ritorno della pandemia e cosa accadrà nel 2021».

La catena dei metalmeccanici

«Non ci aspettavamo la chiusura da parte di Federmeccanica – commenta Danilo Capogrossi, segretario generale Fim Cisl – con la scusa del covid cercano di non rinnovare il contratto nazionale: secondo noi c’è la volontà chiara da parte di Confindustria, tramite Federmeccanica, di dire basta ai contratti nazionali: noi non lo accettiamo perché i lavoratori sono stati in fabbrica con il covid e hanno rispettato le regole, oggi ci aspettiamo che quel contratto venga rinnovato».