ANCONA – Mondo delle cooperative dell’ambito socio-sanitario allo stremo. A rischio chiusura alcune delle organizzazioni sociali attive soprattutto nel settore della disabilità e della salute mentale: «Chiediamo da tempo alla Regione il riconoscimento degli adeguamenti tariffari necessari per i servizi extraospedalieri (non riabilitativi), ma per ora solo promesse».
Sono sul piede di guerra le tre rappresentanze delle varie cooperative che operano a livello regionale. Conferenza stampa oggi (23 maggio), in centro, ad Ancona: al tavolo, Confcooperative Federsolidarietà Marche, presieduta da Giorgia Sordoni, Agci Imprese Sociali di Orietta Zitti e Legacoopsociali, il cui esponente marchigiano è Christian Gretter. Alla conferenza, anche il Cica, Coordinamento italiano Case alloggio Hiv/Aids.
Le organizzazioni cooperative del settore socioassistenziale e sociosanitario, tra cui AGCI Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoop Sociale, hanno già ricevuto più volte dichiarazioni di disponibilità dal presidente della Regione, Francesco Acquaroli, e dall’Assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini. Tuttavia, nonostante i vari incontri con la struttura dirigenziale, in cui si assicurava tale disponibilità ed in cui avevamo ribadito le difficoltà sulla sostenibilità dei servizi, ad oggi non è stato preso alcun impegno concreto» – spiegano.
«I servizi in questione non hanno ricevuto adeguamenti economici dal 2014, nonostante gli aumenti contrattuali stabiliti dal Ccnl del settore – dicono i tre esponenti marchigiani – Di fronte a questa sfida, chiediamo un’azione rapida e concreta per assicurare la continuità e la qualità dei servizi offerti. Auspichiamo che l’iniziativa porti a un dialogo costruttivo e ad impegni tangibili che riflettano il valore e l’importanza di questi servizi nella comunità e degli operatori economici impegnati a garantirli».
Le preoccupazioni colpiscono sia il settore socio-sanitario, sia quello più prettamente sociale: «Nel socio-sanitario, le prestazioni per la salute pubblica e la giustizia sociale, oggi, si basano su un sistema tariffario fermo da oltre dieci anni (mentre la sola inflazione è cresciuta dal 2012 al 2021 di oltre il 16%), con una tendenza che appare in ulteriore drammatico aumento. Un sistema, dunque, che non consente né di ripagare i costi di gestione delle strutture né di garantire un lavoro dignitoso agli operatori del settore e di conseguenza, di non poter soprattutto fornire l’adeguata cura alle persone fragili. Non si tratta di servizi privati, ma che fanno parte dell’intero Sistema Sanitario regionale (servizi Lea, livelli essenziali di assistenza, ndr) e come tali vivono infatti del contributo pubblico».
Per gli esponenti delle Coop, «non sono più prorogabili interventi per la creazione di un provvedimento di adeguamento delle tariffe per tutti i servizi sociosanitari. Che tengano in considerazione – concludono – dell’incremento percentuale dei costi di produzione e che garantiscano contestualmente la copertura economica al volume di prestazioni attualmente erogato».