Ancona-Osimo

Cop29, Danovaro (Univpm): «Adattamento climatico, investimento e non spesa. Negazionismo? La luce sono i giovani»

La Conferenza delle Nazioni Unite a Baku vede lo scontro tra paesi ricchi e poveri sugli aiuti da dare alle nazioni più in difficoltà per contrastare il cambiamento climatico

ANCONA – Dopo quasi due settimane di negoziati, la Cop29, che doveva terminare il 22 novembre, è stata prolungata di un giorno per tentare di raggiungere un accordo sul dossier principale della conferenza, il nuovo fondo per gli aiuti sul clima ai paesi in via di sviluppo. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che ha preso avvio a Baku, in Azerbaigian, l’11 novembre, vede lo scontro tra paesi ricchi e poveri sugli aiuti da dare alle nazioni più in difficoltà per poter avere i mezzi per mettere in campo le misure necessarie a combattere il surriscaldamento globale.

«Sappiamo che dobbiamo abbattere del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030 per mantenere sotto la soglia di 1,5°C il riscaldamento del Pianeta – dice il professor Roberto Danovaro, divulgatore scientifico e docente di Ecologia all’Università Politecnica delle Marche – sappiamo anche che dobbiamo puntare sulla transizione ecologica, ma servono soldi» per affrontarla. Oltre a finanziare la sostituzione delle fonti energetiche inquinanti con le rinnovabili (energia eolica, solare e idroelettrica, oceanica e geotermica, biomassa e biocarburanti), occorre finanziare «interventi per l’adattamento» al cambiamento climatico, per prevenire e mitigare gli effetti prodotti dalle bombe d’acqua, dalle mareggiate, dalle alluvioni, dalla siccità.

Danovaro spiega che i porti del futuro dovranno avere mura più alte per fronteggiare l’innalzamento del mare stimato per la fine del secolo in circa un metro. «I costi sono stati quantificati in 1.300miliardi circa per i piani di adattamento climatico fino al 2035. Nel corso della precedente Cop (la 28) era stato deciso che a sostenere i costi non dovessero essere solo i paesi più sviluppati, ma anche quelli in via di sviluppo e che nel frattempo si sono sviluppati, basti pensare solo alla Cina ad esempio. Il costo necessario a mitigare il cambiamento climatico è stato stimato in circa 500miliardi di dollari l’anno. Sembrano cifre impossibili, invece questi soldi non vanno visti come una spesa, bensì come un investimento».

Il nemico da combattere nell’azione di contrasto del cambiamento climatico è il negazionismo. «Se non ci saranno interventi da qui ai prossimi 10 anni, avremo un rischio di migrazione climatica di circa 300milioni di persone a causa delle conseguenze legate alla siccità causata dalla crisi climatica. Non possiamo permetterci steccati ideologici – prosegue Danovaro – le valutazioni fatte dalla Conferenza delle Nazioni Unite e dal panel intergovernativo IPCC sono basate su dati scientifici oggettivi che ci mostrano una condizione in forte peggioramento, in misura maggiore rispetto al peggiore scenario ipotizzato».

L’esperto incalza sul negazionismo: «Nessuno si sognerebbe di negare che il fumo fa male alla salute, alla stessa maniera dobbiamo avere un atteggiamento ‘laico’ nei confronti dell’ambiente malato che sta causando gravi conseguenze alla salute umana e del Pianeta, con costi in termini di vite e di perdite economiche estremamente gravi». Per il professor Danovaro anche il contesto geopolitico internazionale pesa, «i soldi per la transizione ecologica sono andati in armi: le guerre non hanno mai prodotto iniziative favorevoli all’umanità».

La speranza per il futuro? Le nuove generazioni sempre più attente alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente. «Poniamo fiducia nelle nuove generazioni – dice – sperando che non vengano demotivate dagli adulti. Stanno mostrando di avere una maggiore consapevolezza e volontà di intervenire per la tutela della natura. A scuola studiano educazione civica, ecologia e ambiente, materie che invece i loro genitori e nonni non hanno mai studiato, questo ha prodotto una ‘ignoranza’ ambientale che crea scarsa consapevolezza sui rischi. La maggior parte delle persone ignora ad esempio che l’inquinamento dell’aria diminuisce l’aspettativa di vita o che l’infertilità spesso è legata a contaminazioni dell’acqua. Non facciamo perdere la speranza ai nostri figli, non dobbiamo far passare loro un messaggio di ineluttabilità nelle scelte contrarie all’ambiente: sarebbe un danno irreparabile per il loro futuro».