ANCONA – Poteva avere conseguenze ben peggiori l’erroneo conferimento di un estintore, gettato nei rifiuti urbani.
L’episodio si è verificato alcuni giorni fa a Corinaldo ma se ne è avuta notizia solo oggi. Il rifiuto è esploso all’interno dell’impianto TMB di Corinaldo durante la triturazione del materiale: gli addetti ai lavori hanno udito prima un forte boato e poi, come un proiettile, l’estintore ha sfondato il tetto dell’impianto, ricadendo a terra. Fortunatamente i lavoratori delle struttura non hanno subito conseguenze e non ci sono stati feriti. Danni invece alla struttura. Ma l’incidente avrebbe potuto avere anche un epilogo drammatico, che solo la fortuna ha scongiurato.
«Gli estintori antincendio non devono assolutamente essere smaltiti come rifiuti urbani in nessun tipo di cassonetto, è un’azione pericolosissima che può provocare danni a persone e cose» sottolinea Roberto Rubegni amministratore delegato di AnconAmbiente. «Per fortuna – prosegue – nessuno si è fatto male e i danni sono circoscritti solamente all’impianto, ma è inimmaginabile giocarsi ogni volta la carta della fortuna su un gesto veramente sconsiderato da parte di chi compie un atto del genere. E’ un’azione pericolosissima e tutti coloro che acquistano un estintore dovrebbero sapere bene come lo stesso, una volta terminato il suo ciclo vitale, debba essere smaltito».
La norma prevede che le operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti, prodotti dalla manutenzione o sostituzione di un dispositivo antincendio, infatti, deve essere fatto da ditte specializzate e autorizzate per legge. Il Decreto Legge 152/2006 e il DM 07/01/2005 impongono la dismissione e lo smaltimento sia degli estinguenti che degli elementi metallici e plastici che costituiscono un estintore. La ditta specializzata dovrà assicurarsi di gestire al meglio tutta la procedura, in rispetto delle leggi in materia ambientale e della salute umana. Una gestione errata, infatti, comporta responsabilità anche di natura penale, oltre che monetaria.
«Solo il fato – fa notare Rubegni – ha voluto che l’addetto al caricamento del trituratore, in quel frangente, non si trovasse nella traiettoria disegnata dall’estintore. L’estintore, peraltro, era stato “camuffato” in quanto avvolto da più involucri rendendo vani i controlli visivi che sono regolarmente effettuati al momento dell’accettazione del materiale. Anche questo non è un fattore da sottovalutare in questo episodio poiché la visualizzazione dell’errore, se fosse stato fatto in buona fede da parte dell’utente che ha commesso questo gesto, avrebbe permesso di isolare il rifiuto pericoloso e non conforme. Casi analoghi erano già accaduti con i fusti in alluminio della birra, anche questi che hanno CO2 all’interno sono estremamente pericolosi».