ANCONA – Tutte le imprese metalmeccaniche della regione in cassa integrazione per due giorni in attesa del prossimo decreto per l’emergenza Coronavirus, atteso il 25 marzo, o altrimenti sarà sciopero.
È quanto chiedono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm dopo la serrata per i settori produttivi non essenziali arrivata sabato sera (21 marzo) con l’ulteriore stretta compiuta dal governo Conte per tentare di arginare l’epidemia di Coronavirus. Dopo che nei giorni scorsi alcune imprese metalmeccaniche rilevanti sul territorio regionale, fra le quali Fincantieri e Cnhi, avevano scioperato chiedendo che venisse garantita la sicurezza negli ambienti di lavoro per evitare il rischio di contagio (distanza minima e dispositivi di sicurezza), l’agitazione fra i lavoratori non si arresta e anzi continua a crescere.
Da oggi infatti le aziende che non producono beni di prima necessità dovranno fermarsi fino al 3 aprile, mentre potranno restare aperte quelle rilevanti per il Paese, le attività produttive che possono optare per lo smart working e quelle collaterali alle essenziali. Ed è proprio qui che sorge il problema che fa infuriare lavoratori e i sindacati che li rappresentano, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm: quali sono le realtà industriali “essenziali” e quelle collaterali? Inoltre il sistema della logistica e dell’indotto dovrà lavorare oppure no?
«Domande a cui in questo momento non sappiamo rispondere» scrivono i sindacati in una nota unitaria nella quale evidenziano come «non è ancora conseguito un provvedimento ufficiale che vada ad individuare correttamente quali sono le realtà industriali essenziali». Per questo i sindacati hanno indetto lo sciopero di due giorni dal momento che le imprese hanno tempo fino al 25 marzo per mettersi in regola.
«Chiediamo di mettere tutti in cassa integrazione per due giorni fino alla pubblicazione del decreto, in assenza di copertura con la cassa integrazione da parte delle aziende i lavoratori sono coperti dallo sciopero», dichiara il segretario regionale Fiom Cgil, Tiziano Beldomenico. Insomma uno stop di due giorni «in attesa di comprendere meglio cosa prevederà il decreto, sapendo che queste giornate potranno essere coperte dalla cassa integrazione speciale per Covid-19».