ANCONA – Numerose le segnalazioni sospette, ma relativamente pochi i casi confermati. Nonostante questo il nuovo Coronavirus fa paura e tiene col fiato sospeso il mondo intero, nel timore di una pandemia. In Italia ad oggi sono due i casi accertati, una coppia di turisti cinesi provenienti dalla provincia di Wuhan, da dove sono partiti i primi contagi, e ricoverati allo Spallanzani di Roma. Ma la rapidità con cui si sono diffusi i casi e il rincorrersi di fake news hanno ingenerato una sorta di caccia alle streghe nel timore di essere infettati. Ecco che le mascherine vanno a ruba, saltano viaggi e vacanze, e molti evitano di acquistare nei negozi cinesi o di mangiare nei loro ristoranti.
Ma il nuovo Coronavirus sta manifestando i suoi effetti anche sull’economia: crollano le prenotazioni di viaggi non solo verso la Cina, ma anche verso gli altri paesi asiatici, le borse soffrono e lo yuan si indebolisce sul dollaro.
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A spaventare, oltre alle conseguenze letali del virus, è la rapidità con cui si diffonde anche nel periodo di incubazione che arriva fino ai 14 giorni. Secondo i dati diffusi dalla Commissione sanitaria nazionale (Nhc) i morti per il nuovo Coronavirus in Cina sarebbero 361 (al 3 febbraio) mentre i contagi totali ammonterebbero a 17.205.
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Il Coronavirus che desta grande preoccupazione non è nuovo alla comunità scientifica internazionale. «Conosciamo molto di questo virus – spiega Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano – si tratta del cugino della Sars e della Mers, i virus che diedero luogo alle epidemie che si verificarono nel 2003 (Sars) e nel 2012 (Mers), molto simili dal punto di vista biologico e molecolare al nuovo Coronavirus, seppur con qualche diversità».
Il celebre virologo, originario di Monsano, che nel 2003 isolò per primo il virus della Sars all’Istituto scientifico San Raffaele dalla saliva di un ingegnere che era stato in Vietnam, spiega che in realtà il nuovo Coronavirus ha una mortalità pari al 3%, inferiore rispetto a quella della Mers che raggiunse il 30%. Al momento spiega il professor Clementi «i ragazzi sotto i 14 anni si ammalano molto meno rispetto agli adulti, per motivi che non conosciamo, anche i sintomi sono più leggeri in questa fascia d’età».
Il nuovo Coronavirus infatti miete più vittime fra le persone che hanno delle condizioni patologiche pregresse, come ad esempio cardiopatici, nefropatici, diabetici e obesi. In questo è molto simile ai virus influenzali.
«Sono virus che spesso, in origine, provengono dai pipistrelli, possono infettare altri animali e da questi arrivare all’uomo» spiega Clementi. Nel caso del nuovo Coronavirus non è ancora chiaro quale sia l’animale veicolo dell’infezione, ma «è poco importante – precisa il virologo – il passaggio dall’animale all’uomo dei Coronavirus si verifica frequentemente. È motivo di preoccupazione piuttosto la modalità con cui si sta espandendo dalla Cina passando da uomo a uomo».
Una velocità di diffusione che secondo il virologo è legata anche al fatto che l’epidemia sia partita da una megalopoli di 12milioni di abitanti, creando non poche «difficoltà nel gestire un evento di questo tipo».
Dobbiamo preoccuparci?
«Non eccessivamente perché solitamente questi virus dopo il salto dall’animale all’uomo diminuiscono nella loro patogenicità. Inoltre le misure di contenimento prese a livello nazionale e internazionale sono state importanti».
Il professor Clementi non tralascia però di riconoscere una certa responsabilità alla Comunità scientifica che «dopo le epidemie di Sars e Mers ha considerato il problema come quasi risolto» confinandolo per certi versi nel dimenticatoio.
Intanto in Cina il governo si sta interrogando se riaprire scuole e fabbriche, certo è che una misura di questo tipo «potrebbe portare a un incremento nella diffusione» sottolinea il virologo.
Importante il fatto che sia stato isolato il virus, spiega Massimo Clementi: «Questo ci dà la possibilità di mettere a punto test per la ricerca degli anticorpi e di valutare l’efficacia in vitro degli antivirali attualmente a disposizione». Ben diverso il discorso vaccino, che «richiederà mesi o anni prima che venga messo a punto».
Nel frattempo però è scattata la psicosi nel timore del contagio e le mascherine sono introvabili, ma sono davvero utili?
«Non proteggono, semmai servono alla persona infettata per evitare di trasmettere il virus. Le misure preventive più importanti sono le stesse dell’influenza, ovvero il lavaggio delle mani e nel caso di starnuti meglio farlo su un braccio o su un fazzoletto piuttosto che sulla mano».
Quindi le mascherine non sono utili neanche il luoghi affollati come gli aeroporti?
«Personalmente non le indosserei, è più il fastidio che il beneficio, ma se qualcuno si sente al sicuro con “la coperta di Linus” faccia pure».
Alcuni medici stanno consigliando il vaccino antinfluenzale per evitare l’effetto confondente fra la sintomatologia influenzale e quella del nuovo coronavirus, lei che ne pensa?
«Il vaccino antinfluenzale andava fatto prima e consigliato per tempo».
In conclusione crede che tutta questa grande attenzione potrà portare ad un progresso scientifico nello studio delle pandemie?
«Sì, perché siamo ottimisti e riteniamo che in una società consapevole l’importanza della ricerca scientifica debba essere riconosciuta».