Ancona-Osimo

Crescita dei contagi, Giacometti: «Una cosa logica». E la scuola? «Turni e piattaforme digitali»

Nell'ultima settimana 11 persone sono state ricoverate negli ospedali della regione. Un dato che fa riflettere in vista del rientro in aula dei giovani che avverrà fra poco più di un mese. Il commento del primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona

Scuola dell'infanzia

ANCONA – Nell’ultima settimana nelle Marche si sono registrati 11 ricoveri in più con 15 degenti negli ospedali (dato al 4 agosto) fra Pesaro, Ancona e Fermo. Ma a crescere sono stati anche i contagi spinti sull’onda del focolaio di Montecopiolo. Dati che suscitano un pò di apprensione, anche se non stupiscono gli infettivologi.

«Ci si attendeva una certa ripresa dei contagi alla cessazione del lockdown – commenta il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, Andrea Giacometti -. È una cosa logica, spiegabile dal punto di vista epidemiologico a causa della possibilità accresciuta di incontrare soggetti portatori del coronavirus, spesso asintomatici, e di diffonderlo ad altri una volta che lo abbiamo contratto, soprattutto se non utilizziamo o utilizziamo male le mascherine chirurgiche».

Secondo il primario «una certa disattenzione nell’uso delle mascherine e delle altre norme di igiene e distanziamento» si verifica soprattutto «in occasione di cerimonie di qualsiasi tipo, di eventi sociali», cene. Questo non fa altro che far «aumentare i ricoveri, anche se i casi sono molto limitati rispetto a quanto abbiamo affrontato a marzo-aprile». Attualmente sono 15 i ricoverati negli ospedali marchigiani, casi che «riusciamo a gestire in maniera ottimale».

Una situazione che però fa riflettere in vista della riapertura delle scuole che avverrò fra poco più di un mese. L’Onu nei giorni scorsi ha dichiarato che la chiusura delle scuole è una catastrofe generazionale ad evidenziare come sia importante garantire l’attività didattica in presenza per gli alunni, specie i più piccoli, dato che la didattica a distanza ha mostrato tutti i suoi limiti nelle fasce d’età degli studenti della primaria, mentre ha funzionato meglio con gli studenti più grandi.

Lei che ne pensa? «Penso che con sacrificio e buona volontà riusciremo, in Italia, a non incorrere in questa “catastrofe”. Quando ero bambino mi è capitato di frequentare la scuola elementare un mese al mattino ed il mese successivo nel pomeriggio, perché ero nato negli anni del boom demografico e le aule non bastavano per tutti i bambini. Ora faremo qualcosa del genere – spiega -, unendo la possibilità di turni di collegamento con piattaforme digitali, recuperando nuovi spazi ed investendo nell’assunzione di nuovi docenti». Insomma per l’infettivologo la convivenza con il virus nell’attesa di una terapia o di un vaccino passa per l’alternanza nelle scuole fra lezioni in presenza e a distanza.