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Effetto coronavirus sull’economia, Gallegati: «Bisognerà riorganizzarsi e produrre in maniera diversa»

L'epidemia che sta tenendo molte attività chiuse rischia di dare un sonoro schiaffone al nostro Paese. Quali potranno essere i risvolti negativi e gli strascichi che avrà sulle imprese? Lo abbiamo chiesto agli esperti, ecco il loro parere

Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, a Roma

ANCONA – Da un -1% sul Pil nello scenario più ottimistico al – 5% nel caso in cui l’epidemia di coronavirus dovesse prolungarsi oltre i due-tre mesi. A dirlo è l’economista Mauro Gallegati, docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche, allievo di Giorgio Fuà ed Hyman Minsky, oltre che visiting professor in diverse università, tra le quali Stanford, Mit e Columbia. L’emergenza sanitaria che sta tenendo sotto scacco l’Italia, stretta nella morsa delle misure restrittive nel tentativo di arginare i contagi, potrebbe rivelarsi un sonoro schiaffone per il nostro Paese. Dopo il tonfo delle borse, «se non dovessimo venire fuori da questa situazione prima di 3-4 mesi le imprese andranno in sofferenza e non riusciranno a sopravvivere – spiega – , ma il rischio è che anche le banche gli vadano dietro e vengano coinvolte».

Insomma uno scenario tutt’altro che roseo che potrebbe farsi ancora più cupo nel caso in cui il contagio si diffonda anche negli altri paesi Europei, come in parte sta già avvenendo. Ma come la storia insegna ogni male non viene per nuocere e anche le disgrazie più grosse portano sempre con loro un insegnamento. Quale? Innanzi tutto a riorganizzarsi e a lavorare in maniera diversa. L’adattamento è il sale della vita e dunque come già sta avvenendo in questi giorni sono molti quelli che si sono organizzati lavorando da casa. «Molti lavori d’ufficio possono essere eseguiti con il telelavoro – osserva l’economista – , i docenti universitari di tutta Italia, ad esempio, stanno tenendo lezioni da casa». Certo una metodica di questo tipo non è applicabile a tutti i lavori.

Laudatio del Prof. Mauro Gallegati

Uno dei risvolti del coronavirus, fa notare il professor Gallegati è la diminuzione delle emissioni di CO2. «Nonostante lo scossone all’economia – spiega – è la volta buona che la gente capisca che non è importante solo quanto si produce, ma come si produce». Uno degli insegnamenti del coronavirus dunque è quello che «bisognerà riorganizzarsi e pensare a produrre in maniera diversa», ma non solo, «questa emergenza ci fa capire che non possiamo continuare ad andare avanti tagliando risorse alla sanità pubblica. In Italia la popolazione sta invecchiando ed avremo bisogno di una spesa sanitaria maggiore, quindi sarà anche una occasione per ripensare alle politiche messe in atto anche in sede europea».

Secondo il professor Donato Iacobucci, docente di Economia Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica Gestionale e dell’Automazione dell’Università Politecnica delle Marche, «è evidente che le conseguenze sull’economia (non solo italiana ma mondiale) saranno notevoli ma la loro entità al momento è impossibile da stabilire. Tutto dipenderà dalla durata del blocco delle attività, dalla sua diffusione a livello internazionale e dalla reazione dei singoli paesi e delle istituzioni internazionali».

«Le rilevanti oscillazioni nelle quotazioni dei titoli nei principali mercati azionari riflettono proprio questa situazione di elevata incertezza – prosegue -. È probabile che questa situazione di incertezza e volatilità continuerà a durare anche nelle prossime settimane, anche a causa dello scarso coordinamento nelle azioni messe in atto dai diversi stati e dalle istituzioni internazionali».

Foto di Pexels da Pixabay

Ma quali potranno essere i risvolti per le Marche? «Non credo che le Marche saranno maggiormente penalizzate rispetto alla media nazionale – spiega – . Al contrario, la vocazione manifatturiera della Regione potrebbe consentire una ripresa anche più rapida rispetto a Regioni che dipendono maggiormente dai servizi o dal turismo (che al momento sono i settori più colpiti). La vera incognita sull’impatto economico delle attuali misure sarà proprio nella durata delle stesse e nella velocità della ripresa. Se le misure dovessero protrarsi e la ripresa tardare si potrebbe determinare una situazione di grande difficoltà per molte imprese, in particolare quelle di piccola dimensione, con conseguente chiusura e dispersione di capacità produttiva».

Un quadro penalizzato dal fatto che l’Italia «partiva già da una situazione di crescita sostanzialmente nulla e di finanza pubblica già in parte compromessa. Gran parte della copertura per gli interventi messi in campo dal governo (e dei prossimi) saranno coperti con ulteriore incremento del debito pubblico. Il problema per il nostro paese non è se saremo o meno autorizzati dalla UE a fare spesa in deficit (lo saremo senz’altro) ma che passata la pandemia ci ritroveremo con una situazione di finanza pubblica ancora più deteriorata e quindi con minori margini di manovra per far ripartire l’economia».

Proprio in questi giorni il governo sta varando una serie di misure straordinarie per la tutela della salute e il sostegno all’economia con interventi mirati alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori autonomi.  «Gli interventi messi in atto dal governo servono a compensare famiglie e imprese per i maggiori costi e le mancate entrate delle limitazioni introdotte per bloccare il contagio – spiega il professor Iacobucci – . È ipotizzabile, come già annunciato dal governo, che nuovi provvedimenti saranno presi in modo da modulare gli interventi in funzione delle necessità».

Una nota positiva secondo Iacobucci «La diffusione del telelavoro e della digitalizzazione». «Ci stiamo rapidamente e forzatamente mettendo in linea con quanto già avviene in altri paesi più evoluti. In questo caso la questione non è tanto quella di proteggersi da eventuali pandemie – conclude – , ma di utilizzare al meglio le nuove tecnologie per aumentare la produttività e la qualità del lavoro e per ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività».