ANCONA – Fotografare lo stato del mare durante il lockdown e la fase due due. È questo l’obiettivo della campagna di monitoraggio delle acque che vede in campo il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera su indicazione del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
La Guardia Costiera è impegnata già da aprile in una certosina raccolta di informazioni e dati sulle aree marine protette e sui tratti limitrofi, su tutto il territorio nazionale con il coinvolgimento dei 5 nuclei subacquei e di tutti i comandi territoriali.
Una iniziativa che sta approfondendo il visibile miglioramento delle condizioni generali degli habitat naturali che si è verificato in seguito al lockdown imposto per limitare la diffusione del coronavirus. Il crollo delle emissioni industriali e del traffico nelle città, oltre che della presenza delle persone nei porti e nelle spiagge, hanno causato il ripopolamento di specie animali. Insomma tutta una serie di risvolti positivi che sono oggetto di questo monitoraggio.
I dati raccolti durante il periodo di lockdown, verranno comparati con quelli registrati prima dell’emergenza e quelli che stanno acquisendo dall’avvio della fase 2. Lo stato di salute del mare viene misurato anche attraverso rilevazioni di immagini subacquee della flora e fauna marina con l’impiego dei nuclei sub della Guardia Costiera. Inoltre l’operazione vede anche il contributo dell’Arpa regionale e dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’ambito del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente. Oggetto del monitoraggio anche il censimento degli avvistamenti inconsueti di specie marine in prossimità delle aree solitamente molto popolate. Obiettivo dell’attività è anche quello di individuare le eventuali fonti di inquinamento marino.