ANCONA – Imprese e lavoratori in crisi dopo la paralisi del sistema produttivo imposta per limitare la diffusione del Coronavirus. Il Governo ha stanziato 400 miliardi di euro la liquidità per le imprese nel nuovo decreto varato ieri sera, 6 aprile, dal Consiglio dei Ministri. Ad annunciarlo in conferenza stampa è stato il premier Giuseppe Conte che ha parlato di «una potenza di fuoco». 200 miliardi andranno per il mercato interno, mentre gli altri 200 per potenziare l’export. Inoltre i pagamenti fiscali, contributi e ritenute, sono stati sospesi anche per i mesi di aprile e maggio.
«Lo Stato – ha dichiarato Conte – offrirà una garanzia perché i prestiti avvengano in modo celere, spedito. Potenzieremo il fondo centrale di garanzia per le Pmi e aggiungiamo il finanziamento dello Stato attraverso Sace, che resta nel perimetro di Cassa depositi e prestiti, per le piccole e medie e grandi aziende». In pratica per le imprese sarà possibile ottenere un prestito fino a 5 milioni di euro garantito al 90% dallo Stato, mentre per le aziende più piccole fino a 25mila euro di prestito con garanzia statale al 100%.
Per mettere al riparo le aziende che svolgono attività di rilievo strategico per il Paese dal rischio di scalate estere, il governo ha potenziato il golden power, ovvero il potere dell’esecutivo di bloccare operazioni o passaggi di proprietà e controllo. Non solo nei settori tradizionali, ma anche in quelli assicurativo, creditizio, finanziario, acqua, salute, sicurezza. Previsto l’intervento nel caso ci siano acquisizioni di partecipazioni appena superiori al 10% all’interno dell’Ue.
E i lavoratori? Stando ai dati della Cgil Marche con il blocco delle attività produttive le richieste di ammortizzatori sociali previsti dal Governo e dai Fondi Bilateriali per fronteggiare l’emergenza Covid-19 crescono di giorno in giorno. Sono infatti oltre 33mila le aziende da un solo dipendente fino a quelle di dimensioni più grandi che complessivamente hanno fatto richiesta di ammortizzatori sociali: tra queste 11 mila hanno chiesto la Cassa integrazione in deroga mentre 15-16mila hanno presentato richiesta di Fondo integrazione salariale, 7.300 sono invece le imprese artigiane che hanno richiesto l’assegno ordinario ad Fondo di solidarietà bilaterale per artigiani.
Insomma numeri da capogiro mai visti finora spiega Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche, è una situazione che coinvolgerà più del 70% dei lavoratori dipendenti marchigiani con profonde ripercussioni sulle condizioni economiche delle loro famiglie. Una bomba sociale che rischia di esplodere da qui a qualche mese. Santarelli esprime «un giudizio positivo sull’immissione di liquidità alle imprese, una terapia salvavita, anche se siamo ancora in una fase di emergenza e le conseguenze sul piano economico e sociale saranno pesanti». Secondo il sindacalista «saranno molte le imprese che faranno fatica a ripartire».
«Siamo preoccupati per l’effetto sul piano economico e sociale per i lavoratori che non sappiamo ancora quando prenderanno lo stipendio, il rischio – osserva – è che le famiglie si trovino in difficoltà economiche».
Inoltre la Cgil chiede a «Inps e alla Regione di velocizzare al massimo le procedure e di attivare tutti gli strumenti per fronteggiare questa situazione di grande emergenza».
Santarelli è preoccupato anche «per le risorse e per la tenuta del sistema: il Governo deve garantire certezze nel finanziamento dei fondi bilaterali che, in questo momento, stanno terminando tutte le risorse in cassa e sbloccare immediatamente le disponibilità residue della Cig in deroga che la nostra regione non aveva utilizzato negli anni scorsi, pari a 27milioni di euro». Inoltre pone l’accento sui lavoratori domestici che non hanno nessuna copertura, sugli autonomi occasionali e su quei lavoratori che hanno terminato la Naspi o che la termineranno nelle prossime settimane e non hanno prospettive di trovare lavoro in una situazione di questo tipo. Infine l’appello alle imprese più grandi di anticipare la cassa integrazione ordinaria «per evitare che questa situazione sia scaricata sui lavoratori».