ANCONA – «Facendo i confronti con la Lombardia e anche con quello che è stato l’andamento nella Cina e nelle altre regioni, dovremmo essere nella settimana più critica». A dirlo è la dirigente generale dell’Asur Marche, Nadia Storti che osserva come da un paio di giorni i contagi stiano crescendo, ma in misura minore rispetto ai giorni scorsi. «Vorrei essere ottimista», spiega, ma «non è che l’emergenza finisce perché magari ci sono due o tre pazienti in meno rispetto al giorno precedente. Finirà quando riusciamo a dimettere quelli che abbiamo ricoverati nelle nostre strutture dal 27 febbraio».
Il direttore generale dell’Asur sottolinea l’impegno degli operatori sanitari, in prima linea nell’affrontare una emergenza che solo fino a poco più di due mesi fa era inimmaginabile, e tiene a lanciare un messaggio «a tutti i nostri dipendenti perché stanno veramente facendo i miracoli e di non mollare». Una gratitudine che la dottoressa Storti sottolinea proviene «da tutta la popolazione marchigiana».
La sanità marchigiana, come quella delle altre regioni colpite dal virus, è cambiata molto sotto i colpi del Coronavirus, che ha sortito l’effetto di un vero e proprio uragano nella vita e nelle abitudini della popolazione.
Prima che il Covid-19 facesse la sua comparsa anche nella nostra regione, nelle Marche c’erano 114 posti letto di terapia intensiva poi con il crescere dei contagi e dei casi più gravi, osserva Storti «la maggior parte sono stati utilizzati per i pazienti affetti da questa infezione. Tutta l’attività programmata, anche quella che aveva necessità di passaggi in terapia intensiva, quindi grossi interventi chirurgici programmabili che non mettano a rischio la salute e la sopravvivenza del paziente, sono stati procastinati».
Ad essere garantite sono le urgenze indifferibili per cui se questi pazienti hanno bisogno di posti letto in terapia intensiva, come nel caso del tumore neurochirurgico cerebrale o del trapianto, questi vengono comunque garantiti anche se erodono comunque una fetta dei posti letto. Per questo «per poter garantire assistenza ai Covid sono stati attivati ulteriori posti letto e il numero varia da giorno a giorno, a seconda delle necessità e della disposizione dei ventilatori».
Insomma sulla base della necessità si attivano i posti letto. «L’Asur è arrivata ad avere 90 posti letto di terapia intensiva che sono più di quelli che avevamo prima, perché 114 erano regionali. Ci siamo trovati ad attivare delle aree che prima non erano di terapia intensiva, a mettere dentro ventilatori e pazienti intubati».
Quello attivato spiega è «un sistema elastico perché non possiamo programmare: in un giorno possono arrivare 40 pazienti e 4 possono aver bisogno di ventilatori, il giorno dopo magari ne arrivano 80 e ne ha bisogno uno solo. Ci adattiamo per dare una risposta con grande fatica, ma con grande disponibilità degli operatori a modulare a seconda del fabbisogno. Gli stessi ospedali che sono stati convertiti un giorno ne hanno 40 pazienti e il giorno dopo ne possono avere 60. Ogni giorno dobbiamo riorganizzare a seconda del bisogno: questa volta è il bisogno che ci porta a riorganizzare, non è più l’organizzazione. Dobbiamo essere in grado di rispondere ai pazienti che bussano ai nostri pronto soccorso che sono una marea».
Intanto i nuovi ventilatori polmonari acquistati dalla Regione sono stati distribuiti in maniera «molto attenta dove c’è maggior bisogno» spiega Nadia Storti precisando che iniziano anche ad arrivare delle donazioni. Ieri sono stati distribuiti negli ospedali Asur tra Jesi e Senigallia.