Ancona-Osimo

Coronavirus, Fials lancia l’appello: «Mancano presidi per chi lavora in prima linea»

Il sindacato chiede dispositivi di protezione per il personale sanitario: «Mancano mascherine, occhiali di protezione e gel alcolico»

ANCONA – Mascherine e occhiali di protezione, oltre a gel alcolico per la pulizia delle mani. Sono i dispositivi di protezione chiesti a gran voce dalla Fials (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità) di Ancona che ne denuncia la carenza tra infermieri, medici, operatori socio sanitari, ausiliari, fisioterapisti e tecnici di radiologia degli Ospedali Riuniti di Ancona.

Di mascherine ce ne sono poche negli ospedali, e spesso quelle in dotazione al momento non sono adeguate a proteggere dal Coronavirus. «Le uniche mascherine chirurgiche di tipo monouso, che oltretutto si chiede di indossare per più giorni, non sono più idonee» spiegano in una nota stampa i rappresentanti aziendali Fials e Rls Elena Michele, Nunzio Perrella e Luigi Ionna.

Ma i dispositivi di protezione sono fondamentali per prevenire il contagio mettono in guardia i sindacalisti che chiedono non solo mascherine, ma anche occhiali di protezione, dal momento che il virus si può trasmettere anche per via congiuntiva, e gel alcolico necessario per la pulizia delle mani tra un paziente e l’altro: «L’utilizzo di tali presidi è fondamentale per permettere di lavorare in sicurezza ed evitare di infettarsi».

La Fials lancia l’allarme: «Vogliamo fare il nostro lavoro, diamo tutti i giorni il nostro contributo, non ci tiriamo indietro. Non siamo degli eroi, vogliamo proteggere i nostri pazienti in reparto e la nostra vita sociale e familiare. Pertanto chiediamo semplicemente ciò che toccherebbe ad operatori che dando tutto il loro impegno e professionalità non lesinando nemmeno un briciolo di impegno e responsabilità, una protezione che non deve essere approssimativa ma adeguata al ruolo che si ricopre e in ottemperanza ai vari protocolli, nel rispetto della vita propria, e di tutti».

Insomma il messaggio dei sindacalisti è chiaro: occorre tutelare la salute di chi è in prima linea.

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