ANCONA – «Rischiano seriamente di finire in fascia arancione». La notizia arriva dal governatore Francesco Acquaroli dopo il confronto tra governo e Regioni nel quale si è cercata la quadra sul nuovo Dpcm che andrà a rimpiazzare quello in scadenza domani. Ieri sera l’approvazione del decreto che andrà in vigore dal 16 gennaio e che sarà valido fino al 5 marzo.
«Ho definitivamente appreso dalla conferenza Stato Regioni di questa mattina che il criterio prevalente di valutazione per l’assegnazione del colore alle regioni non è più solo quello dell’indice Rt, ma soprattutto quello della valutazione del “rischio” – afferma il presidente della Regione Marche in un post su Facebook -, e cioè in base allo stato di occupazione delle terapie intensive, delle strutture ospedaliere, alla stima dei focolai e altri fattori».
Le Marche dopo una sola settimana in zona gialla e dopo uno yo-yo durato due settimane fra zona gialla, arancione e rossa, ora si ritroverebbe da domenica nuovamente in fascia arancione con restrizioni pesanti per l’economia. «Non è bastato abbassare le soglie Rt per l’assegnazione delle fasce, ma hanno ritenuto di andare anche oltre – lamenta con amarezza Acquaroli -. Questi continui e repentini cambi dei metodi di valutazione creano disorientamento. Di fatto, se anche le Marche domani avranno l’indice Rt sotto ad 1, rischiano seriamente di finire in fascia arancione».
Osservazioni che il presidente chiarisce di aver posto sul piatto della bilancia durante il confronto Stato Regioni, nel corso del quale, spiega, «ho chiesto ancora una volta un confronto su scelte così impattanti per tutti noi. Anche perché, alla luce del voto favorevole in Parlamento avvenuto ieri dopo l’informativa del Ministro Speranza, potremo essere vincolati a queste restrizioni per lunghe settimane».
«Sono preoccupato per l’evolversi della pandemia e non voglio essere superficiale, per questo chiedo da settimane un confronto che non si basi solo sulla mera lettura dei numeri – spiega -, che dicono tanto ma non raccontano tutto. Oltre a questa preoccupazione, c’è anche la consapevolezza dell’esasperazione e della difficoltà di tenuta del sistema socio-economico, già sottoposto ad una pressione prolungata. La salute e la sicurezza sono imprescindibili ma esse sono anche legate alle esigenze concrete della quotidianità. Spero che il Governo – concluda – tenga conto di quanto richiesto, ora restiamo in attesa delle decisioni definitive».