ANCONA – L’ex direttore generale dell’istituto di credito marchigiano, Luciano Goffi, è stato controinterrogato dai legali degli imputati nell’ambito del processo per il crac di Banca Marche. Il collegio penale è stato presieduto dal giudice Francesca Grassi.
Direttore generale di Banca Marche dal 14 settembre 2012, Luciano Goffi era stato chiamato dal presidente Lauro Costa a raccogliere il testimone da Massimo Bianconi, mentre dal 22 novembre 2015 era stato nominato amministratore delegato della Nuova Banca Marche in seguito al piano di salvataggio dell’istituto di credito approvato dal Consiglio dei Ministri.
Tredici gli imputati nel processo sul crac di Banca Marche, tra i quali, l’ex presidente Lauro Costa, l’ex direttore generale Massimo Bianconi e altre figure dirigenziali indagate per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e di aver posto in essere condotte che hanno impedito l’attività di vigilanza degli organi di controllo.
Goffi è stato messo sotto torchio dai legali difensori degli imputati di Bianconi (Borzone e Bellani), di Lauro Costa (Nascimbeni), di Vallesi (Perfetti), di Paci (Belli) e dal legale di 3 parti civili avvocato Nocchi, i quali lo hanno controinterrogato sui crediti dell’istituto fallito per 6 miliardi di euro.
Secondo l’ex direttore di Banca Marche «alcuni finanziamenti non dovevano essere concessi». Goffi ha spiegato come nel giugno del 2012 ci fossero posizioni incagliate (crediti per i quali non c’è un regolare pagamento, ma prospettiva di recuperare), sofferenze e crediti scaduti per circa 1 miliardo di euro con accantonamenti a copertura del credito insufficienti perché pari solo al 6%, troppo poco rispetto al necessario secondo l’ex direttore.
Inoltre Goffi avrebbe ammesso che alcune condotte contestate agli imputati sono state tenute anche sotto la sua gestione e in particolare nell’ambito dell’erogazione dei leasing, con l’anticipo di somme consistenti, oltre 2milioni e 100mila euro per due progetti che poi rivelatisi inconsistenti.
Goffi ha ricostruito quanto accaduto nell’istituto di credito durante la gestione Bianconi, evidenziando che le pratiche di finanziamento oggetto di indagine, fra le quali quelle del Gruppo Lanari (il maggior debitore di Banca Marche per 250milioni di euro) e del Gruppo Ciccolella (l’impero pugliese dei vivai fallito nel 2015 che aveva ottenuto circa 144milioni di euro da Banca Marche) non avrebbero dovuto essere erogati perché non c’erano le garanzie, confermando così la tesi della Procura.
Inoltre l’ex direttore di Banca Marche ha riferito in Aula che nella primavera del 2013 aveva maturato l’idea che Banca Marche fosse in seria difficoltà, anche se poi ha ricordato che durante la gestione commissariale era venuto fuori il fondo interbancario tutela depositi allora disponibile a dare 900milioni di euro per salvare la banca. Ma poi l’operazione non è stata portata avanti.
«Anche nell’udienza odierna sono emersi particolari che pongono grossi dubbi su ulteriori responsabilità rispetto agli odierni imputati», ha commentato l’avvocato Canafoglia.
Una udienza fiume, iniziata alle 9,30 e terminata alle 18,30 con solo mezz’ora di pausa pranzo fino a pomeriggio inoltrato. Goffi era stato sentito come teste per la prima volta nell’udienza del 23 settembre. Goffi non è indagato. La prossima udienza il 4 novembre quando l’ex direttore di Banca Marche verrà controinterrogato dal legale delle parti civili assistite da Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia.