ANCONA – Con le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, l’esecutivo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti e lo scenario che si profila è quello dello scioglimento delle Camere per arrivare al voto anticipato ai primi di ottobre.
Una crisi avviata con lo strappo del Movimento 5 Stelle, sulla quale poi il centrodestra ha fatto quadrato per ridare la parola agli elettori, dando il colpo finale al governo guidato da Draghi. Il senatore marchigiano del Movimento 5 Stelle Mauro Coltorti, tra coloro che non hanno votato la fiducia al presidente del Consiglio, interviene sulla questione spiegando: «Ha pronunciato un discorso generico, senza spessore, addirittura criticando il reddito di cittadinanza e il superbonus, di cui ha detto che ha dei meccanismi sbagliati dimenticando però che, per essere approvati sono passati attraverso i ministeri e la ragioneria di Stato».
«Se anche ci fossero stati dei meccanismi da modificare – dice – , avrebbe potuto farlo da tempo. Di fronte al Movimento 5 Stelle che aveva chiesto interventi utili a combattere la crescente crisi economica che interessa sia le imprese che le famiglie è sembrato un discorso di disimpegno. Ha anche dato dei ceffoni al centro destra per la resistenza sulla questione taxi e licenze dei balneari. Ha inoltre chiesto nuovamente una delega in bianco al parlamento che in questi mesi è stato completamente esautorato. Il Movimento non poteva accettare da una parte la mancanza di risposte e dall’altra questa richiesta di firmare una ulteriore cambiale in bianco».
Secondo il pentastellato marchigiano «i dati economici mostrano chiaramente come le risposte di Draghi, anche sulla questione guerra, che tante ripercussioni hanno avuto sul nostro benessere, siano state profondamente insufficienti a garantire la tenuta del paese ed in special modo delle fasce più deboli profondamente colpite da una inflazione galoppante. Draghi – conclude – teme evidentemente l’autunno caldo e ha buttato la palla in tribuna in modo da non essere lui quello che maneggerà le famose “patate bollenti”».
Se Fratelli d’Italia continua a chiedere elezioni, anticipate la Lega, per voce del Commissario regionale Riccardo Augusto Marchetti, afferma «abbiamo accettato compromessi per salvare il futuro del Paese, ma non accetteremo mai di tradire il patto di fiducia con gli elettori. Non abbiamo rimpianti, solo il rammarico di aver creduto in un progetto che altri hanno distrutto in nome degli egoismi di partito. Abbiamo deciso, non senza sofferenza, ma con convinzione, di aderire al governo di unità nazionale. La stessa convinzione con cui oggi vorremmo che siano gli italiani a scegliere. Questo governo sarebbe potuto essere un’occasione di rinascita per il Paese, ma è rimasto vittima dell’arroganza e della superbia di chi se ne è servito solo per fare propaganda. Abbiamo lavorato con serietà, ci siamo messi a disposizione con abnegazione, abbiamo fatto passi indietro per dare all’Italia la possibilità di farne tanti in avanti. Avremmo continuato a costruire con dedizione e impegno, ma i 5Stelle e il PD hanno scelto di distruggere. Ora – conclude – siamo pronti a ricominciare a lavorare, stavolta però lo faremo al fianco degli italiani e insieme al Centrodestra».
Dal centrosinistra Piergiorgio Carrescia di Italia Viva attacca accusando di irresponsabilità Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia: «Tre partiti politicamente vigliacchi che non hanno avuto nemmeno il coraggio di votare contro ma capaci di nascondersi dietro tecnicismi regolamentari (non partecipazione al voto, presenza in Aula ma senza votare), Ministri di questi partiti che non hanno avuto nemmeno la coerenza di dimettersi. Per evitare la crisi il Pd doveva scaricare ” senza se e senza ma” il M5S e chiudere la fallimentare strategia del campo largo. Ora si va, salvo improbabili sorprese, alle elezioni con la destra che per calcolo elettorale si è ricompattata e con il maggior partito di centrosinistra senza idee chiare. Zanda (Pd) oggi propone addirittura un accordo elettorale con il M5S cioè con chi ha aperto la crisi e ha tolto la fiducia a Draghi. A questo punto – conclude – penso che serva nel centrosinistra un accordo di unità politica di un “campo serio” che abbia chiari confini e non sia un mero cartello elettorale e che non comprenda comunque chi ieri ha provocato o festeggiato la fine di un Governo che aveva ridato ruolo e dignità all’Italia e avviato la ripresa del Paese».
Intanto la crisi di governo con la mancata fiducia a Draghi a creato scossoni in Forza Italia che ‘perde pezzi’ e tra le defezioni, oltre a quelle di Gelmini e Brunetta, si registra quella del senatore Andrea Cangini, eletto in Parlamento nel collegio marchigiano, il quale fa sapere di aver «assunto la decisione più difficile della mia pur breve vita politica». Nella sua dichiarazione di voto in Parlamento ha detto «quando la politica è debole e lo Stato in pericolo, e la società attraversa una fase di profonda difficoltà, è dovere di chi fa politica ammainare le bandiere di partito e alzare il Tricolore».