ANCONA – A quasi un anno dall’avvio della crisi in Medio Oriente, preoccupa l’escalation di tensioni tra Israele ed Hezbollah. Dopo la guerra Russia-Ucraina e Israele-Hamas, e il rischio di un conflitto in Libano, quali i potenziali rischi per l’economia delle Marche? Lo abbiamo chiesto all’economista dell’Università Politecnica delle Marche, Mauro Gallegati. «I rischi sono collegati ad un eventuale coinvolgimento degli arabi» spiega.
In questo caso, prosegue, si avrebbe «una riduzione dell’offeta di petrolio che farebbe salire il prezzo della benzina e quello dell’energia». Una impennata del costo che avrebbe un impatto diretto sulle imprese: «aumentando i costi di produzione – dice – diminuiscono i profitti e le imprese hanno meno soldi da investire e da restituire alle banche».
L’economista spiega che con un innalzamento del costo dell’energia e del carburante, i prezzi di vendita aumentano, insieme all’inflazione: «da una parte è un bene per chi è indebitato – dice – , perché con l’aumento dei prezzi il costo reale del debito diminuisce, ma allo stesso tempo diminuisce il potere di acquisto delle persone e la domanda rallenta».
L’altra questione posta sul tavolo è la perdita di competitività delle imprese rispetto alle concorrenti estere, specie se appartenenti alle cosiddette economie emergenti. «Se il prezzo dell’energia aumenta diventiamo meno competitivi in quanto produciamo a costi maggiori. In questo contesto le Marche sarebbero più penalizzate di altre regioni, in quando l’economia è particolarmente legata alle esportazioni».
Il protrarsi della guerra Russia-Ucraina, potrebbe comportare un ulteriore calo delle esportazioni, che «per le Marche sarebbe grave, perché il mercato russo è un riferimento per la moda». Una flessione delle esportazioni che era già iniziata con le sanzioni verso la Russia, ma che perdurando produrrebbe «maggiori perdite economiche per le nostre imprese».