ANCONA – Spiati da un collaboratore di società investigative e di recupero crediti che avrebbe ottenuto, pagando, migliaia di dati personali sensibili. Non solo nomi e cognomi ma anche indirizzi, codici fiscali, situazioni patrimoniali e altro. Adesso è arrivato il conto della giustizia. Il consulente informatico è stato condannato giovedì, 14 luglio, ad otto mesi per corruzione e accesso abusivo al sistema informatico in concorso con un dipendente infedele della Camera di Commercio di Ancona che aveva patteggiato per lo stesso procedimento, a dicembre scorso, ad un anno e otto mesi. L’udienza, in abbreviato, si è tenuta davanti al gup Alberto Pallucchini e il consulente, 67 anni, romano, era difeso dalle avvocatesse Elena Martini e Cristina Bolognini. Da questo “accordo” con il dipendente pubblico il consulente informatico sarebbe stato favorito con quasi 3mila visure su altrettante persone e contenenti dati che avrebbe poi consegnato a società di recupero crediti e ad agenzie investigative per un utilizzo privato.
Stando alle accuse le visure sarebbero state fornite al costo variabile tra i 70 centesimi e i due euro, nel giro di quattro anni, tra il 2012 e il 2016, facendo intascare al dipendente pubblico una somma complessiva di circa 10mila euro. Così avrebbe evitato al consulente informatico, che aveva bisogno di quei dati per la propria attività ma anche per fornirli poi ai titolari di tre agenzie tra società investigative e società di recupero crediti, di fare una lunga trafila burocratica allo sportello.
I fatti sono emersi solo nel 2019, dopo una maxi inchiesta della guardia di finanza avviata a Roma su un ipotetico spionaggio incentrato alla vendita di informazioni e dati dove sono rimasti coinvolti anche enti pubblici. Uno stralcio di quella inchiesta era finita ad Ancona e si è proceduto separatamente. Per gli accessi abusivi degli anni 2012, 2014 e 2014 il resto corruttibile si è estinto per sopraggiunta prescrizione. La condanna per il romano è solo per gli ultimi due anni.