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Ddl Zan in Senato, Arcigay Ancona: «Teatrino di tatticismi e stratagemmi». I 10 articoli del disegno di legge

Il disegno di legge contro l'omotransfobia prosegue il suo iter. Respinte le pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Fratelli d'Italia e Lega e le tre proposte di sospensiva. Il commento di Arcigay

Immagine di repertorio

ANCONA – Nonostante lo scontro acceso in Senato il Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia prosegue il suo iter. Sono state infatti respinte le pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Fratelli d’Italia e Lega e le tre proposte di sospensiva, ma le forze politiche restano divise sul tema. Da un lato c’è l’asse di centrodestra con Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega contrari al provvedimento, dall’altro Pd, Movimento 5Stelle e Leu a favore del testo, che ha ottenuto l’avvallo della Camera, mentre a fare da ago della bilancia ci sono Italia viva e Autonomie.

Un provvedimento attesissimo dal mondo Lgbtq, che anche recentemente ha promosso manifestazioni su scala nazionale per accendere i riflettori sulla legge rimasta al palo per diverso tempo. «L’arrivo del Ddl Zan nell’aula del Senato già dalla prima giornata ha determinato un teatrino di tatticismi e stratagemmi, tutt’altro che onorevoli, che molto ci dice sul modo in cui un pezzo della classe politica italiana affronta il tema dei diritti umani, civili, sociali» commenta Matteo Marchegiani, Arcigay Comunitas Ancona.

«Fortunatamente abbiamo scampato il pericolo di un ritorno del testo in Commissione giustizia, dove per mesi è stato ostaggio dei giochetti del presidente Ostellari – prosegue – Tuttavia, il sollievo dura pochissimo, perché già dalla prima giornata, piena di fischi e ululati in Aula, possiamo intravedere i tanti ostacoli che incontrerà il testo nei giorni e nelle settimane a venire».

Matteo Marchegiani, Arcigay Comunitas Ancona

Marchegiani punta il dito contro gli esponenti di centrodestra affermando che il vero intento non è mediare sulla legge «ma semplicemente cancellarla». «Ringraziamo chi in aula si sta battendo per migliorare la società e non possiamo fare altro che rinnovare l’appello alle coscienze di senatori e senatrici affinché non ascoltino le sirene del compromesso al ribasso – prosegue -. Invitiamo le persone ad informarsi leggendo il testo della legge. Chiunque abbia un minimo di buon senso capirà che non si tratta di una legge pericolosa, ma di un qualcosa che andrà a migliorare la vita di migliaia di persone in Italia».

Il disegno di legge

Il disegno di legge “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” si compone di 10 articoli. Vediamoli nel dettaglio.

Articolo 1 definisce quali sono le categorie che subiscono violenza e discriminazione (Definizioni)
1. Ai fini della presente legge: a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative
sociali connesse al sesso; c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti
di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Articolo 2 interviene sul codice penale introducendo le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità (Modifiche all’articolo 604-bis del codice penale)
1. All’articolo 604-bis del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni: a) al primo comma, lettera a), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità»; b) al primo comma, lettera b), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità»; c) al secondo comma, primo periodo, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità»; d) la rubrica è sostituita dalla seguente: «Propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità».

Articolo 3 interviene sulle norme penali introducendo l’aggravante per comportamenti omofobi (Modifica all’articolo 604-ter del codice penale) 1. All’articolo 604-ter, primo comma, del codice penale, dopo le parole: «o reli­gioso» sono inserite le seguenti: «oppure per motivi fondati sul sesso, sul genere, sul­l’orientamento sessuale, sull’identità di ge­nere o sulla disabilità».

Articolo 4 (Pluralismo delle idee e libertà delle scelte) 1. Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

Articolo 5 integra le norme sulla tutela delle persone a quelle già presenti (Modifiche al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122) 1. Al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, sono apportate le se­guenti modificazioni: a) all’articolo 1: 1) al comma 1-bis, alinea, le parole: «reati previsti dall’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654» sono sostituite dalle seguenti: «delitti di cui all’articolo 604-bis del codice penale ovvero per un delitto ag­gravato dalla circostanza di cui all’articolo 604-ter del medesimo codice»; 2) il comma 1-ter è sostituito dal se­guente: «1-ter. Nel caso di condanna per uno dei delitti indicati al comma 1-bis, la sospensione condizionale della pena può essere subordinata, se il condannato non si oppone, alla prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività secondo quanto previsto dai commi 1-quater, 1-quinquies e 1-sexies. Per i medesimi delitti, nei casi di richiesta dell’imputato di sospensione del procedimento con messa alla prova, per lavoro di pubblica utilità si intende quanto previsto dai commi 1-quater, 1-quinquies e 1-sexies»; 3) al comma 1-quater: 3.1) le parole: «da svolgersi al termine dell’espiazione della pena detentiva per un periodo massimo di dodici settimane, deve essere» sono sostituite dalla seguente: «è»; 3.2) dopo la parola: «giudice» sono inserite le seguenti: «tenuto conto delle ragioni che hanno determinato la condotta,»; 4) al comma 1-quinquies, le parole: «o degli extracomunitari» sono sostituite dalle seguenti: «degli stranieri o a favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati di cui all’articolo 604-bis del codice penale»; 5) alla rubrica, dopo la parola: «re­ligiosi» sono inserite le seguenti: «o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disa­bilità»; b) al titolo, le parole: «e religiosa» sono sostituite dalle seguenti: «religiosa o fondata sul sesso, sul genere, sull’orienta­mento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità». 2. Dall’attuazione del comma 1 non de­vono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. 3. Entro sessanta giorni dalla data di en­trata in vigore della presente legge, con re­golamento adottato con decreto del Ministro della giustizia, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono determinate, nel rispetto di quanto previsto dal comma 2, le modalità di svolgimento dell’attività non retribuita a fa­vore della collettività, di cui all’articolo 1 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, come modificato dal comma 1 del presente articolo.

Articolo 6 (Modifica all’articolo 90-quater del codice di procedura penale) amplia le tutele previste per le persone offese.  1. All’articolo 90-quater, comma 1, se­condo periodo, del codice di procedura pe­nale, dopo le parole: «odio razziale» sono inserite le seguenti: «o fondato sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sul­ l’identità di genere».

La manifestazione di Ancona per il Ddl Zan

Articolo 7 (Istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia) 1. La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contra­stare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione. 2. La Giornata di cui al comma 1 non de­termina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in un giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o com­porta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54. 3. In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, in­contri e ogni altra iniziativa utile per la re­alizzazione delle finalità di cui al comma 1. Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16 dell’articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, e del patto educativo di corresponsa­bilità, nonché le altre amministrazioni pub­bliche provvedono alle attività di cui al pre­cedente periodo compatibilmente con le ri­sorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Articolo 8 (Modifiche al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere) prevede che l’ufficio antidiscriminazioni si occupi non solo discriminazioni razziali, ma anche legate all’omofobia. 1. All’articolo 7 del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti: «2-bis. Nell’ambito delle competenze di cui al comma 2, l’ufficio (antidiscriminazioni, ndr) elabora con cadenza triennale una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. La strategia reca la definizione degli obiettivi e l’individuazione di misure relative all’educazione e all’istruzione, al lavoro, alla sicurezza, anche con riferimento alla situazione carceraria, alla comunicazione e ai media. La strategia è elaborata nel quadro di una consultazione permanente delle amministrazioni locali, delle organizzazioni di categoria e delle associazioni impegnate nel contrasto delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e individua specifici interventi volti a prevenire e contrastare l’insorgere di fenomeni di violenza e discriminazione fondati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. 2-ter. All’attuazione delle misure e degli specifici interventi di cui, rispettivamente, al secondo e al terzo periodo del comma 2-bis, le amministrazioni pubbliche competenti provvedono compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

Articolo 9 (Modifica all’articolo 105-quater del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, in materia di centri contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere) prevede l’accesso alle case di accoglienza. 1. All’articolo 105-quater, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, con­vertito, con modificazioni, dalla legge 17 lu­glio 2020, n. 77, le parole: «di discrimina­zione o violenza fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» sono so­stituite dalle seguenti: «dei reati previsti dall’articolo 604-bis del codice penale, com­messi per motivi fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere della vit­tima, ovvero di un reato aggravato, per le medesime ragioni, dalla circostanza di cui all’articolo 604-ter del codice penale».

Articolo 10 prevede la rilevazione statistica delle opinioni, discrimi­nazioni e della violenza subite. (Statistiche sulle discriminazioni e sulla violenza) 1. Ai fini della verifica dell’applicazione della presente legge e della progettazione e della realizzazione di politiche per il contra­sto della discriminazione e della violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o reli­giosi, oppure fondati sull’orientamento ses­suale o sull’identità di genere e del monito­ raggio delle politiche di prevenzione, l’Isti­tuto nazionale di statistica, nell’ambito delle proprie risorse e competenze istituzionali, sentito l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica con cadenza almeno triennale. La rilevazione deve misurare anche le opinioni, le discrimi­nazioni e la violenza subite e le caratteristi­che dei soggetti più esposti al rischio, se­condo i quesiti contenuti nell’Indagine sulle discriminazioni condotta dall’Istituto nazio­nale di statistica a partire dal 2011.

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