ANCONA – A 19 anni dai fatti di Genova, dove venne ucciso Carlo Giuliani, il giovane manifestante no-global, morto per un colpo di pistola esploso dal Carabiniere Mario Placanica, il 20 luglio 2001, durante gli scontri in piazza Alimonda in occasione del G8, si riflette ancora su quanto accaduto.
Furono giorni di accese proteste e violenze, dal 19 al 22 luglio, con i giovani scesi in piazza a manifestare il loro dissenso contro le distorsioni della globalizzazione, le disuguaglianze sociali sempre più forti, le politiche migratorie e il riscaldamento globale. Lo scontro si accese anche le forze dell’ordine come avvenne alla scuola Diaz di Genova.
Temi di cui si discute ancora oggi dopo quasi un ventennio. Un dibattito ancora aperto che suscita posizioni diametralmente opposte e infervora ancora gli animi di molti. Forse il messaggio di allora non era stato compreso politicamente ed elaborato? Che ne pensano i nostri esponenti politici?
«I manifestanti già intravedevano una crisi profonda dell’ordine mondiale che tutti stiamo comprendendo solo adesso – commenta Massimo Montesi, coordinatore regionale di Articolo Uno -. Il mondo, nel suo attuale equilibrio non può più andare avanti: crisi economica, dei flussi migratori e poi l’inevitabilità di una crisi ambientale imminente, pongono tutti di fronte a scelte non più rinviabili. Parallelamente c’è anche una esigenza non ulteriormente procastinabile di verità e giustizia per il giovane che ha perso la vita, simbolo delle battaglie no-global di quegli anni».
«Una pagina amara della storia d’Italia – commenta Carlo Ciccioli, membro del comitato nazionale di Fratelli d’Italia -, doveva essere un momento di trionfo per il nostro Paese perché per la prima volta il G8 si svolgeva in Italia. Il nostro Paese aveva l’occasione di essere protagonista nel Mondo e invece questa occasione si è trasformata in scontro, violenza, distruzione con reazioni sui fatti della scuola Diaz che hanno lasciato il segno nel morale delle forze dell’ordine».
Parla di «una brutta pagina della nostra storia repubblicana» il capogruppo della Lega Sandro Zaffiri. Una vicenda che secondo il consigliere regionale ha provocato «due morti: Carlo Giuliani e il carabiniere che ha affrontato questa disgrazia» evidenzia, precisando che la morte del giovane manifestante ha lasciato «nei suoi cari amarezza e delusione, così come nei familiari del militare».
«Sono addolorato per il giovane morto, ma anche il carabiniere rischiava la stessa fine» spiega Zaffiri nel sottolineare che «è giusto manifestare, ma occorre farlo in maniera democratica e senza aggressioni né forzature, oltre che negli spazi prestabiliti». Secondo il consigliere della Lega «su Genova ci furono forzature volute, sfidando lo Stato e le forze dell’ordine che lo rappresentano. Le manifestazioni – conclude – danno un risultato solo quando sono pacifiche e puntano su dialogo e confronto».
«Carlo Giuliani morì in piazza Alimonda durante il G8 di Genova, nel lontano 2001, e a tutt’oggi non sono stati trovati i responsabili – evidenzia l’ex rettore della Politecnica Sauro Longhi – . Un evento ancora oscuro della nostra recente storia, dove lo Stato non fu all’altezza del suo ruolo, vi furono reazioni sproporzionate e sbagliate, forse dettate da impreparazione o volontà di agire in quei termini? La Storia ci darà risposta, non dimentichiamo ciò che è accaduto per non ricaderci di nuovo. Ogni giovane vita spezzata merita verità».