ANCONA – Amore è donare. Nessuna frase sembra più azzeccata per raccontare la storia di Sonia e Marco, una coppia di Perugia che si è sottoposta ad intervento chirurgico ad Ancona. Marito e moglie da 20 anni, Sonia Bocchini (45 anni) e Marco Bagagli (50 anni), hanno convissuto per diversi anni con la malattia di lui. Marco infatti a 20 anni si è ammalato di insufficienza renale, da fine 2020 però le sue condizioni erano peggiorate, da lì la decisione di Sonia di donare un rene al marito.
Il trapianto è stato eseguito il 27 ottobre del 2021 in piena pandemia, presso la Clinica di Nefrologia Dialisi e Trapianti dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, diretta dal professor Andrea Ranghino. Ad eseguire l’intervento di donazione sono stati il dottor Mocchegiani e il primario Vivarelli, mentre il trapianto è stato eseguito dal dottor Vecchi. «Eravamo all’ospedale di Città di Castello – racconta Sonia – e uno dei medici chiese a mio marito se c’era un famigliare che potesse donargli un rene. Io mi proposi subito, da lì è partita la nostra preparazione. I medici ci indirizzarono ad Ancona».
A fine 2020 Sonia inizia il percorso per l’accertamento della compatibilità dell’organo, nel febbraio del 2021 Marco viene sottoposto per la prima volta a dialisi, in urgenza, e emerge un problema cardiaco che lo costringe ad un intervento chirurgico per l’impianto di un pacemaker, eseguito a Città di Castello. Una battuta d’arresto nell’iter verso la donazione e il conseguente trapianto di rene da vivente ma poi il percorso riprende e nel settembre del 2021 Sonia viene ricoverata all’ospedale regionale di Torrette per gli esami necessari a valutare il suo stato di salute. Nel frattempo la coppia, che all’epoca aveva due figlie minorenni (oggi di 11 e 18 anni) decide di nominare un tutore legale per le figlie nel caso in cui qualcosa andasse storto. La scelta cade su un avvocato, cara amica di Sonia, Emilia Lippera, di origini marchigiane ma residente a Perugia.
«È stata una scelta molto lucida – dice Sonia – un percorso molto intenso sotto il profilo umano, nella consapevolezza di essere in un ospedale con medici dall’altissima professionalità che non hanno lasciato nulla al caso». Un gesto, quello della donazione, su cui la donna, insegnante, non ha mai avuto ripensamenti. «Mio marito si meritava questo dono – aggiunge – è vero che lo amo, ma è anche una persona buona, onesta e degna di questo gesto. Come coppia siamo cresciuti con la malattia, che tuttavia mio marito non ha mai affrontato in maniera pessimistica e negativa: ci conviveva». L’unica ansia nel percorso verso la donazione, era solo quella che qualcosa potesse andare storto visto che oltretutto è avvenuta quando la pandemia era ancora in fase emergenziale.
Dopo la donazione «sono un’altra donna» racconta «sono rimasta a casa solo un mese, ho ripreso a lavorare a fine novembre e mi sono subito iscritta ad un corso di chitarra. Oggi non rimando più niente e sono in grado di individuare meglio le mie priorità, le cose che sono veramente importanti. Dopo la donazione, da sana, mi sono ritrovata ad avere dolori e a non potermi alzare: ho capito che la vita è preziosa e nulla è scontato. Oggi percepisco la realtà di tutti i giorni in maniera più intensa».
Nel percorso la coppia è stata sostenuta anche dalla fede. Sonia racconta di aver scritto una lettera a Papa Francesco prima dell’intervento, ricevendo una risposta in cui il Pontefice impartiva la sua benedizione e rassicurava sul fatto che avrebbe ricordato Sonia e Marco in preghiera. «So che mio marito ha una parte di me dentro di sé e questo ci rende più uniti e anche in grado di testimoniare che la malattia si può affrontare in maniera coraggiosa. Oggi Marco è una persona che vive grazie a ame, non mi pentirò mai di questo dono e non avrò mai rimpianti».
Un dono che al marito ha restituito una vita normale. «Per me ha significato tanto – spiega Marco – è stato una scorciatoia senza dover essere costretto ad aspettare anni in dialisi nell’attesa di un donatore. Inoltre, averlo avuto da una persona sana, fa sì che l’organo sia anche migliore. La donazione di Sonia mi ha ridato la vita e la libertà, mi sento benissimo e a volte dimentico addirittura quello che ho passato. Nella donazione ci speravo ma non in tempi così brevi. Dopo circa quattro mesi – spiega – ho anche ripreso la mia attività di autotrasportatore».
La coppia conclude il suo racconto sottolineando «l’altissima professionalità dei medici che ci ha donato serenità durante tutto il percorso. Ci hanno accompagnato con accuratezza e a loro ci siamo affidati. L’ospedale regionale di Torrette è una vera eccellenza».