ANCONA – «La politica deve essere molto attenta, ma allo stesso tempo non deve dimenticare che la vita deve andare avanti». È la riflessione di Letizia Battaglia, prima fotoreporter donna di un quotidiano italiano, L’Ora, sulla pandemia di coronavirus che ha colpito il mondo.
Palermitana, 85 anni, nota al grande pubblico come la “fotografa della mafia”, lei che ha documentato un quarantennio di storia italiana, intriso non solo di stragi, ma anche di povertà e battaglie sociali, ci restituisce la sua visione su quanto sta accadendo e sul ruolo delle donne nella politica.
«Stiamo subendo qualcosa che va al di là delle nostre previsioni e capacità» osserva, «penso che l’Italia si sia comportata bene: Conte mi ispira fiducia, sta tentando di resistere, certo errori ce ne sono sempre», ma complessivamente la linea sia di controllare l’epidemia sia di far andare avanti la vita produttiva e culturale, è la via giusta, secondo l’artista della fotografia.
Se da un lato l’Italia con le misure messe in atto, ha un pò frenato la diffusione dei contagi, nel mondo invece «il virus è ancora in itinere. È qualcosa che non abbiamo sconfitto e forse non sappiamo ancora come sconfiggere».
Letizia Battaglia è arrivata ad Ancona in occasione dell’inaugurazione della sua mostra fotografica “Storie di strada” alla Mole Vanvitelliana, una grande retrospettiva che attraverso 300 immagini ripercorre la carriera artistica della fotografa e nel contempo racconta uno spaccato di storia italiana. Volti di donne, uomini, bambini, anziani, poveri, politici e personaggi illustri, scene di vita quotidiana di un tempo: Letizia Battaglia con il suo obiettivo tocca il cuore e lascia un segno profondo nell’anima di chi osserva i suoi scatti, trovandosi improvvisamente catapultato all’indietro.
Prima donna europea a ricevere nel 1985 a New York il Premio Eugene Smith per il fotogiornalismo, l’artista è la protagonista del documentario “Letizia Battaglia – Shooting the Mafia” della regista britannica Kim Longinotto che racconta la vita della fotoreporter. Una vita ricca di passioni e di progetti sempre nuovi che la vedono ancora oggi lanciata in nuove sfide come quella di fotografare le donne della sua terra senza veli.
«Fotografare i corpi e i visi delle done nude a Palermo ha un significato politico intenso – racconta -, perché in una società che fu patriarcale e che comunque ancora un pò lo è, che le donne mi chiedano, anche a settantanni, di essere fotografate nude è molto interessante, politicamente bello e socialmente dolce».
Un atto liberatorio da quei vincoli di falso perbenismo che per anni hanno tenuto sotto scacco la Sicilia e l’Italia intera.
Come vede la condizione femminile oggi?
«Le donne qualcosa hanno conquistato, ma finché il loro stipendio sarà inferiore a quello degli uomini non c’è giustizia. Le donne si comportano ad alto livello, perché devono essere ancora considerate inferiori?».
Poche le donne in politica, osserva, che spesso devono allinearsi al pensiero maschile, invece «hanno il diritto e il dovere di andare ad amministrare il mondo». In una società come l’attuale, nella quale ci sono problematiche sociali e ambientali, «ci vogliono politiche gentili e di rispetto verso l’ambiente e la vita».