ANCONA – «Introdurre meccanismi premianti per i ruoli apicali che non facciano distinzione di genere, in ambito strettamente sanitario ma anche accademico». È la proposta lanciata dalla professoressa Rossana Berardi, ordinario di oncologia Università Politecnica delle Marche, in occasione dell’evento ‘Donne che curano’ che si è tenuto a Montecitorio in vista della Giornata Internazionale per i Diritti della Donna.
Berardi, presidente dell’associazione nazionale Women for Oncology Italy, ha posto l’accento sulla necessità di garantire alle donne «parità di accesso non privilegi», ed ha evidenziato la presenza di «disparità anche per le pazienti nell’accedere alle cure sperimentali»
Un vero e proprio appello rivolto al mondo istituzionale e politico a risolvere il gender gap in ambito sanitario e accademico, in una fase storica in cui le donne sono ai vertici delle istituzioni e della politica italiana. Sul fronte dell’accesso alle cure sperimentali contro il cancro su 100 pazienti oncologici arruolati nei protocolli di cura sperimentali, in media solo una trentina30 circa sono donne, mentre la maggioranza sono uomini.
Un divario che l’Associazione Italiana di Oncologia Medica insieme all’associazione Women for Oncology Italy sta cercando di colmare. La professoressa Berardi spiega che alla base di questo diverso accesso potrebbe risiedere nel fatto che «le donne ancora oggi sono perno della famiglia e care giver per eccellenza, ma quando si ammalano per loro è tutto più complicato».
Non solo, spesso le sperimentazioni cliniche «avvengono in strutture che non sono vicine al domicilio e comportano visite aggiuntive e monitoraggi frequenti, che richiedono che la donna abbia qualcuno che possa accudirla e portala i n queste strutture. Occorre predisporre politiche che consentano anche alle donne un adeguato accesso alle cure».
Accanto a questo tema, la professoressa Berardi evidenzia che «emergono sempre maggiori evidenze scientifiche sul fatto che le donne possono avere una diversa risposta alle cure e tollerabilità ai farmaci più innovativi e all’immunoterapia rispetto agli uomini, elementi che potrebbero suggerire la necessità di un diverso approccio in termini di dosi e monitoraggio delle terapie, ambito che rientra nell’Oncologia di Genere, disciplina nuovissima che sta muovendo primi passi».
A tal proposito spiega «con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica stiamo elaborando le prime raccomandazioni nazionali scientifiche dell’Oncologia di Genere», coordinate dalla professoressa Berardi, «che saranno rese disponibili prima dell’estate». Il gruppo di lavoro si è insediato da una decina di giorni.