ANCONA – «Credo che i provvedimenti presi nelle aree ad alto rischio saranno localmente efficaci». All’indomani del varo del nuovo Dpcm che divide il Paese in tre aree e colloca le Marche in zona gialla, ovvero a rischio moderato, il professor Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona commenta il nuovo provvedimento. Secondo l’infettivologo le misure nelle zone a più alto rischio «aiuteranno a tenere bassa questa onda» di casi di infezioni da covid-19.
L’Italia è stata suddivisa a seconda del livello di rischio in zone gialle (rischio moderato), arancioni (rischio medio-alto) e rosse (rischio alto), una divisione che «ha una sua razionalità, nella speranza di limitare il diffondersi dell’infezione pur contenendo i danni economici che saranno comunque in qualche misura inevitabili» osserva l’infettivologo.
Tra le novità introdotte dal provvedimento del presidente del Consiglio, che interessano le Marche, ci sono il coprifuoco dalle 22 alle 5 (salvo comprovati motivi di lavoro, salute e necessità), la chiusura dei centri commerciali nei festivi e prefestivi, la chiusura di musei e mostre, la didattica a distanza per le superiori ad eccezione degli studenti con disabilità e in caso di uso di laboratori, la chiusura delle università, la capienza al 50% a bordo dei mezzi di trasporto pubblico ad eccezione degli scuolabus, lo stop a sale giochi, sale scommesse, bingo e slot machine (anche nei bar e tabaccherie). Bar e ristoranti continueranno a chiudere alle ore 18, con asporto consentito fino alle 22, mentre per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Rimangono chiuse anche piscine, palestre, teatri, cinema, aperti i centri sportivi.
Le misure «sicuramente non bloccheranno il progressivo aumento dei casi, ma se la diffusione rallenterà allora ospedali e medicina del territorio potranno riprendere fiato» prosegue, precisando che allo stato della diffusione attuale dei numeri di infezioni covid-19 era «difficile proporre qualcosa di più restrittivo».
Per Giacometti riproporre un lockdown nazionale non era auspicabile: «speriamo davvero che non serva» spiega, sottolineando che nel periodo estivo si sarebbe potuto fare di più come «adeguare strutture e personale nei Pronto Soccorso e attrezzare più posti letto di rianimazione negli ospedali, o preparare delle Rsa post Covid e dei Covid Hotel considerando che non sono pochi i casi di pazienti che per motivi medici non possono far ritorno nella propria abitazione, come ad esempio quando il tampone resta positivo anche dopo la guarigione clinica o quando la lunga degenza ha debilitato il paziente».
Insomma, si doveva agire prima e meglio, anche osservando maggiormente le prescrizioni: «Credo che se per tutta l’estate avessimo osservato costantemente le note precauzioni, uso della mascherina, distanziamento, igiene delle mani, ora i numeri dei contagi sarebbero molto inferiori e non ci sarebbe questo affollamento nei reparti di Malattie Infettive, Rianimazione e Pronto Soccorso».
In ogni caso il professor Giacometti osserva che il periodo di validità dei provvedimenti «è troppo corto per un effetto significativo e duraturo, servirà soltanto a verificare che tali provvedimenti risultino realmente di una qualche efficacia».
Il primario ricorda che oltre al Covid ci sono anche altre malattie che richiedono cure e una presa in carico: «Chi viene colpito da altre patologie ha diritto di trovare recettività negli ospedali. Nella Clinica che dirigo in queste ultime settimane abbiamo avuto tre nuove diagnosi di Aids, con riscontro di linfomi ed encefalopatie: anche questi pazienti hanno diritto di essere curati e noi lo stiamo facendo, seppur con qualche acrobazia».