ANCONA – Sarà un Natale senza sconti da quello che trapela sul Dpcm che dovrà regolare le festività. La linea del governo dopo il vertice con i ministri alla luce della relazione del Comitato Tecnico Scientifico sembra andare verso “zero concessioni”. A quanto pare infatti oltre allo stop agli spostamenti fra regioni anche nelle zone gialle, per le festività la regola potrebbe essere quella “ognuno a casa sua” con i ristoranti chiusi sia a Natale che a Santo Stefano, mentre negli altri giorni resta ferma la chiusura alle 18 per bar e ristoranti nelle zone gialle. In fascia arancione e rossa attività di ristorazione solo con consegna a domicilio e asporto.
Una batosta per le attività commerciali che andrebbe scongiurata, come spiega il direttore Cna Ancona Massimiliano Santini. «perché in tal caso andremmo incontro ad una situazione disastrosa, visto che la stragrande maggioranza delle attività che operano nella ristorazione, ma anche i locali pubblici nel periodo natalizio recuperano i margini venuti meno nei mesi autunnali». Una situazione che come evidenzia andrebbe ad impattare anche a livello occupazionale.
Una perdita in termini di fatturato importante che andrebbe ad aggiungersi a quella già registrata nel periodo del lockdown. «Almeno il 30% del fatturato viene prodotto in appena tre settimane di lavoro (ndr festività di Natale) e per alcune attività queste giornate sono addirittura più redditizie della parentesi estiva». L’associazione di categoria, sottolinea che se il quadro attuale delle misure in vista del Natale dovesse essere confermato, preannuncia già che chiederà «in maniera perentoria, tempestiva e inderogabile che si provveda ad indennizzare le attività stesse con misure mirate e commisurate al calo del fatturato».
Intanto proprio nei giorni scorsi Cna ha lanciato “deliverin.it”, una piattaforma informatica gratuita per gli associati che permette alle attività di convertire la vendita in presenza in asporto e consegna a domicilio. Per favorire il commercio i negozi potrebbero restare aperti al massimo fino alle 21 mentre è in valutazione l’apertura dei centri commerciali e dei grandi magazzini il sabato, la domenica e nei giorni festivi che precedono la pausa natalizia
La linea del governo è quella di mantenere in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 6, anche a Natale, Santo Stefano e Capodanno, senza alcuna deroga. Questo stravolgerà le tradizioni degli italiani per queste festività: la messa di mezzanotte della Viglia di Natale con queste regole ovviamente non potrà essere celebrata in quell’orario, visto il coprifuoco alle 22, potrebbe dunque essere anticipata alle 21, ma saranno le singole parrocchie a stabilirlo. Per le altre messe la linea è quella di evitare assembramenti, per questo alcuni sacerdoti si sono già organizzati intensificando il numero delle celebrazioni, specie a ridosso delle festività, così da dare a tutti i fedeli la possibilità di partecipare.
Tradizioni stravolte anche per quanto riguarda il pranzo di Natale: l’invito è quello a trascorrere le festività con i parenti più stretti e di proteggere anziani e le altre persone fragili (affette da patologie, come cardiopatie e altre). Se finora è stato raccomandato di ricevere in casa sei persone al massimo, la stessa raccomandazione potrebbe restare valida anche a Natale e per tutte le festività, anche se chiaramente nessun obbligo può essere imposto nelle abitazioni private.
Licei, università e medie dovranno restare chiusi fino al 7 gennaio, mentre resteranno regolarmente aperte le scuole medie, le elementari, gli asili e i nido nelle zone gialle e arancioni.
Una misura che suscita le forti proteste del Comitato Priorità alla Scuola: «Siamo sconcertati – spiega Livia Accorroni del comitato di Ancona – , gli insegnanti sono bloccati su una didattica a distanza che non potrà mai dare i risultati sperati, mentre gli studenti oscillano fra chi non ce la fa più e chi si sta abituando a questa formula, che forse è anche più terribile dell’ammettere che non ce la fanno più. Poi ci sono i genitori stanchi di vedere i figli richiusi, scontenti e difficilmente gestibili, visto che finite le lezioni possono uscire e fare quello che vogliono. Non è la chiusura delle scuole che blocca il contagio»