Ancona-Osimo

Nuovo Dpcm, è polemica. Polacco (Confcommercio): «Chiudere bar e ristoranti alle 23 è punitivo»

Il direttore dell'associazione di categoria delle Marche Centrali interviene sui nuovi provvedimenti restrittivi del Governo. Ecco cosa dice

ANCONA – Obbligo di mascherina all’aperto, chiusura anticipata di ristoranti e locali alle 23 e limitazioni alle feste private. Il governo si prepara ad una nuova stretta con il Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri) in arrivo. Un provvedimento che introdurrà nuovi divieti per frenare l’impennata di contagi da coronavirus in Italia. Domani (6 ottobre) il ministro della Salute Roberto Speranza riferirà alle Camere i contenuti del nuovo Dpcm nel quale è prevista la proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio 2021 già annunciata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il timore è quello che la risalita della curva epidemiologica possa mandare in tilt le strutture sanitarie, anche se al momento la situazione è sotto controllo. 

La linea che il governo intende assumere per ora sembra ricalcare quella della “fase 1” con il taglio dei poteri alle Regioni che potevano emettere solo provvedimenti più rigorosi, ma non deroghe. Se dal 18 maggio ai governatori vennero restituiti i pieni poteri, con il nuovo Dpcm si andrebbe a compiere un passo indietro in questo senso. 

LE MISURE PREVISTE
Tra le misure pronte al varo, c’è quella di imporre in tutta Italia l’obbligo della mascherina all’aperto per tutto l’arco della giornata, un provvedimento già introdotto nelle Marche dall’ordinanza siglata il 3 ottobre dal nuovo governatore Francesco Acquaroli. Inoltre resterebbe in vigore il divieto di assembramento e verrebbe data una stretta ai controlli che possono essere eseguiti anche dalla polizia locale oltre che dall’esercito.

Rimane il divieto di ballo e l’obbligo di mascherina quando si sta al chiuso se non è possibile mantenere il distanziamento di almeno un metro. Una regola che dovrà essere applicata anche nei cinema e teatri. 

Giro di vite previsto anche per le feste private post cerimonie (nozze, comunioni, battesimi), dove il  numero massimo dei partecipanti verrebbe fissato a 200, ma una stretta potrebbe arrivare anche sugli incontri conviviali. 

Ma la misura che sta facendo discutere più di tutte è quella relativa a bar e ristoranti per i quali si ventila la chiusura anticipata alle 23. Un provvedimento che preoccupa gli imprenditori e fa storcere il naso ai clienti.

Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche Centrali

«Non riusciamo a capire perché i nostri imprenditori, che hanno da prima subìto la chiusura delle proprie attività per decreto e poi compiuto un lungo percorso di formazione sui protocolli e le regole per limitare la diffusione del virus, debbano continuare a pagare il prezzo di questa pandemia – commenta il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco -. Imporre la chiusura alle 23 è punitivo verso quella categoria che maggiormente si sta spendendo nel promuovere e trasmettere la cultura del rispetto delle regole nella popolazione. Bar e ristoranti hanno rispettato le normative anti covid e fatto rispettare le misure previste».

Il nodo del problema, secondo Polacco, è il controllo delle persone che si affollano: secondo Confcommercio Marche la situazione attuale è “figlia” degli assembramenti che hanno caratterizzato il periodo estivo e che non sono stati mai tenuti sotto controllo, per questo la linea da seguire deve essere quella del «controllo degli assembramenti». Secondo Polacco è necessario «decidere su base regionale e territoriale: nelle Marche l’indice di contagiosità (Rt) è inferiore ad uno, segno che l’epidemia è sotto controllo. Non è giusto che paghino le imprese dei territori dove la pandemia non è diffusa. Non ci si può pulire la coscienza con questi provvedimenti».

Il direttore di Confcommercio spiega che se il mese di agosto ha portato un po’ di ossigeno a bar e ristoranti, «in termini di fatturato siamo ancora sotto del 20%, mentre nei locali di intrattenimento, ancora chiusi, siamo sotto del 70%». Le presenze però volgono al ribasso e nei bar e ristoranti si registra già un calo di clientela: «C’è meno voglia di andare in giro – spiega – e si è un pò persa la voglia di mangiare fuori casa (soprattutto a pranzo). Un marchigiano su tre non va più a mangiare fuori», conclude Polacco. Ma di certo la previsione è di un ulteriore calo, visto che ci avviciniamo a grandi passi ai mesi invernali.