ANCONA – Le Marche sono la quattordicesima regione in Italia per illegalità ambientale con 740 infrazioni accertate nel 2018, 823 denunce e 166 sequestri. Sono i dati di “Ecomafia 2019, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, il report di Legambiente sulle illegalità commesse a danno dell’ambiente. Con il 2,8% delle infrazioni sul totale nazionale le Marche sono scese di un gradino rispetto all’anno precedente.
Il rapporto Ecomafia è stato realizzato da Legambiente, con la collaborazione delle Forze dell’ordine, delle Capitanerie di porto, della Corte di Cassazione, del Ministero della giustizia, dell’Ispra, del Sistema nazionale protezione ambiente, del Cresme, della Commissione Ecomafie, dell’Agenzia delle Dogane e di altri.
La presentazione oggi (4 luglio) a Roma alla presenza della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e di diversi esponenti del mondo istituzionale e politico.
Sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, sono 212 le infrazioni accertate, 341 le denunce e 72 i sequestri, che valgono alla nostra regione il 14° posto nella classifica. È soprattutto la provincia di Macerata a dominare la classifica regionale posizionandosi per prima con 62 infrazioni, 58 denunce e 21 sequestri, seguita da Ancona con 55 infrazioni, 135 denunce e 27 sequestri, Ascoli Piceno con 24 infrazioni, 33 denunce e 1 sequestri, Pesaro e Urbino con 22 infrazioni, 25 denunce e 8 sequestri.
Per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento, le Marche si posizionano al 13° posto della classifica nazionale con 163 infrazioni accertate, 191 denunce e 28 sequestri. Anche qin questo caso il primato negativo spetta alla provincia di Macerata che si posiziona per prima con 55 infrazioni e 68 denunce, seguita da Ancona con 46 infrazioni, 55 denunce e 24 sequestri, Ascoli Piceno con 37 infrazioni, 39 denunce e 6 sequestri, Pesaro e Urbino con 19 infrazioni e 22 denunce e Fermo con 6 infrazioni, 23 denunce e 1 sequestro.
Numeri ai quali si vanno ad aggiungere anche quelli degli incendi dolosi o colposi, che nel 2018 nelle Marche sono stati 20, il più delle volte divampati proprio presso impianti di gestione e trattamento dei rifiuti, con 6 denunce e 5 sequestri.
Nonostante nelle Marche la situazione non sia tra le più allarmanti, «il nostro territorio è sottoposto ad alto rischio di abusivismo edilizio, un fenomeno grave che rischia di devastare i luoghi più belli della nostra regione e quelli già profondamente feriti dal sisma – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche –. Inoltre sono ancora troppi gli illeciti legati al ciclo illegale dei rifiuti. Per fortuna si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale e ha permesso di far calare il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente». Per contrastare l’economia ecocriminale e promuovere un’economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità è necessario però, ora più che mai, recuperare le risorse derivanti dagli illeciti e investire e puntare sulla formazione e informazione tra cittadini, Istituzioni, imprese e scuole.
Recuperare le risorse derivanti dagli illeciti, investire e puntare sulla formazione e informazione tra cittadini, istituzioni, imprese e scuole, è la strada tracciata da Legambiente per contrastare l’economia ecocriminale, promuovere l’economia sostenibile e innovativa , incentrata sul rispetto della legalità.
Secondo Legambiente è fondamentale la formazione degli operatori del settore, come magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali, sulla normativa della legge 68/2015 relativa ai delitti ambientali.
Tra le altre proposte avanzate, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive affidando la responsabilità delle procedure ai prefetti. Inoltre Legambiente chiede la tutela degli animali, inserendo i delitti contro fauna e flora protette all’interno di un nuovo articolo del Codice penale che preveda sanzioni per chi si macchia di questi crimini.
Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici servono decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. mentre sul fronte agroalimentare, Legambiente chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario all’omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile.