ANCONA – Forme depressive, ansia, autolesionismo, aggressività. Sono solo alcune delle manifestazioni del malessere psicologico scatenato negli studenti dalla Dad che i presidi vedono ormai da mesi nelle scuole. È l’altra faccia della medaglia della pandemia, che oltre a minare la salute fisica, stravolgendo abitudini e socialità, ha avuto un forte impatto anche sulla sfera psicologica. E i ragazzi, specie gli adolescenti, sono stati tra i più penalizzati costretti alla didattica a distanza con tutto il corollario delle difficoltà che comporta restare per ore davanti ad uno schermo.
Il presidente dei presidi marchigiani, Riccardo Rossini, descrive questo quadro, esprimendo preoccupazione per gli effetti sulla sfera emotiva e sulla salute mentale dei ragazzi, piuttosto che sulla preparazione scolastica. Se da un lato la dad «ha influito positivamente, garantendo il proseguimento dell’istruzione, nonostante la fase pandemica – osserva – mancando la socializzazione, la relazione diretta con i compagni e gli insegnanti, per una frangia di popolazione studentesca questa esperienza è stata più dura che per altri, specie per i ragazzi più fragili, quelli che già manifestavano disagi o difficoltà scolastiche».
«Cosa vediamo nelle scuole? Soprattutto forme depressive, cresciute di circa il 10% – spiega – poi c’è stato un aumento esponenziale delle sintomatologie psichiatriche e dei gesti di autolesionismo. Però bisogna stare attenti a dare la colpa solo alla dad, in questo quadro si mescolano almeno due fattori: da un lato c’è una deriva educativa dall’altro i ragazzi sono molto più fragili rispetto a qualche anno fa».
Secondo Rossini «le famiglie fanno fatica a non sostituirsi ai figli: alle prime difficoltà spianano la strada, ma così i ragazzi perdono l’autonomia e la capacità di cadere e rialzarsi. Pochi giorni fa una mamma, parlando delle difficoltà scolastiche del figlio mi diceva: “ci siamo preparati tanto per recuperare”. Parlava al plurale, ma a scuola ci viene il figlio e non la mamma. Questo è un esempio di errore educativo che vede alcune famiglie per troppo amore, presenzialismo e assistenzialismo, tagliere involontariamente e in buona fede la possibilità ai figli di essere autonomi. Ma la Dad è stata solo la scintilla».
Una situazione che si riflette anche a livello ospedaliero, come conferma il neuropsichiatra Michele Severini, direttore del Centro Regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare di Ancona.
All’ospedale Salesi di Ancona «sono aumentate in maniera esponenziale le patologie psichiatriche, i disturbi depressivi, i tentativi di suicidio e i disturbi alimentari» tanto che lo psichiatra parla di un incremento attorno al «20% dei tentativi di suicidio e del 30% circa dei disturbi alimentari».
Secondo il neuropsichiatra «la guerra» sarà un ulteriore «elemento di forte destabilizzazione con ricadute sociali sulle famiglie e a cascata anche sui ragazzi». Insomma, «una nuova emergenza» i cui effetti «ancora non si sentono», ma «che potrebbero manifestarsi» anche presto.
«La Dad è stata un esempio di risposta adattativa allo stato di cattività che il Covid ha determinato – spiega Giorgia Cannizzaro, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia ospedaliera dell’area critica e psicologia clinica – . In altri termini l’ennesima prova di intelligenza e capacità di sopravvivere in condizioni ostili e negative. Certamente è innegabile il concetto che la dad ha determinato anche situazioni psicosociologiche complesse motivate prevalentemente dalla impossibilità a socializzare con tutta l’importanza che questo concetto ha per lo sviluppo dell’individuo in particolare in quello in età evolutiva».
La psicoterapeuta evidenzia che «i giovani hanno sperimentato il limite improvviso e allo stesso tempo il suo superamento, o almeno un tentativo. La forza di reazione, il fronte umanitario, la mente che si illumina più del solito per trovare soluzioni. La Dad, per fare solo un esempio, una risposta concreta seppure imperfetta alla solitudine e al rischio di abbandono dell’esperienza formativa. In fondo cosa c’è di più formativo del vedere un sistema che reagisce seppure arrabattandosi, che non abbandona, che si ingegna? E con loro, a condividere questa esperienza, le loro famiglie. Adulti, anziani, che guardavano il mondo dal vetro di un grande acquario e tutti, almeno una volta si sono domandati quale dell’innumerevoli specie di animai che nuotavano dentro quel contenitore, lo avrebbe potuto salvare».