Ancona-Osimo

Elezioni amministrative, l’astensionismo è il primo partito. Il professor Carboni: «Malessere diffuso e protesta»

Il professor Carlo Carboni, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l'Università Politecnica delle Marche, commenta il dato relativo all'astensionismo che nelle Marche è più elevato che nel resto d'Italia

ANCONA – «La scarsa affluenza alle urne? Segnala un malessere sociale diffuso che si traduce in malessere democratico», ma anche una «forma di protesta: se l’astensionismo fosse un partito sarebbe il primo, non solo nelle Marche, ma anche nel resto d’Italia». Lo dice il professor Carlo Carboni, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università Politecnica delle Marche.

Le amministrative segnano un’affluenza alle urne in lieve calo rispetto alla precedente tornata elettorale (2018), segno che la scelta del sindaco, un tempo molto partecipata e sentita, appassiona sempre di meno. E nelle Marche il dato di partecipazione al voto con il 57,01% è risultato più basso di quello del resto del Paese (59,03%) e inferiore rispetto alla passata tornata elettorale (2018) quando aveva votato il 58,76%. Ancona è in controtendenza rispetto al dato regionale e l’affluenza registra una lieve crescita rispetto al 2018 (54,60%) con il 54,95% degli aventi diritto che si sono recati alle urne. Al netto dei dati quasi il 43% dei marchigiani, per la precisione il 42,99%, non si è recato a votare.

I marchigiani, osserva il docente, «sono più preoccupati rispetto al passato e questo fa crescere l’astensionismo», ma anche cala anche la partecipazione alla vita politica più in generale, tanto che «le iscrizioni ai partiti risultano in calo. Non mi stupisce il calo di affluenza alle urne». L’astensione prosegue, «è un pianeta molto variegato: c’è uno zoccolo duro indifferente alla politica che pensa che questa non conti poi così tanto e quindi se ne allontana – spiega il professor Carboni -, ma c’è anche una parte che è riluttante a votare perché ritiene che la politica non riesca a risolvere i problemi. Ormai da anni si trascura che un terzo degli italiani non sta bene già dalla crisi del 2010».

Insomma, il ‘partito’ dell’astensionismo si fa sempre più nutrito, spinto anche dalle passate e dalle recenti crisi. «Certo è legittimo anche il voto di una sola metà degli aventi diritto – prosegue – anche se poi i futuri sindaci eletti con un’affluenza così bassa dovrebbero tenerne conto».

C’è un tema che è mancato in questa campagna elettorale? «Alla vigilia della rivalutazione del polo intermodale (Porto-Aeroporto-Interporto) è mancata la discussione su questo tema centrale per la città di Ancona e per il suo sviluppo. Un tema ‘alto’ di cui si è discusso poco anche a vantaggio della ridondanza di alcuni temi, come ad esempio il mercato delle erbe di cui si parla da venti anni. Sarebbe stato meglio interessarsi maggiormente alle strategie della città che è baciata dalla fortuna per il fatto di avere in pochi chilometri infrastrutture strategiche come il porto, l’interporto, l’aeroporto e la ferrovia, infrastrutture che occorre integrare». Accanto a questo Carboni ricorda anche l’arrivo di Amazon all’Interporto.

Un’elezione, quella delle amministrative, che rappresenta «un banco di prova per il governo e per l’opposizione, visto che Ancona è l’unico capoluogo di regione che è andato al voto e quindi l’esito ha una sua valenza simbolica».