ANCONA – «Un approccio transdisciplinare che mette insieme tante competenze diverse con l’obiettivo di trasformare le plastiche in energia». Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, ha presentato così la quarta edizione del workshop ‘Moby Litter IV: rifiuti porto a porto’ che quest’anno si arricchisce di due nuove tappe, oltre ad Ancona, anche Fano e San Benedetto del Tronto.
Nell’ambito del workshop è stato presentato il Green Plasma, un macchinario, prodotto dall’azienda torinese Iris, che permette di trasformare in energia pulita i rifiuti plastici presenti nel mare direttamente sulla spiaggia, senza doverli quindi trasportare in altre sedi, strumento consegnato questa mattina – 25 luglio –all’Univpm. Un macchinario che sarà portato oltre che ad Ancona anche a Fano e San Benedetto del Tronto.
Tante le istituzioni presenti, ha sottolineato il rettore Univpm, Cnr, Regione Marche, insieme ai Comuni (Ancona, Fano e San Benedetto del Tronto) e aziende private, perché «l’innovazione si fa mediante partnership e uno degli obiettivi che abbiamo è proprio quello di integrarci con il mondo privato, quindi con Garbage Group che ha ideato il Pelikan, che permette una nuova attività, dal mare alla terra».
Un approccio innovativo che affianca alla protezione dell’ambiente la valorizzazione economica, ha spiegato il professor Francesco Regoli, direttore del Disva, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Univpm. Numerosi i benefici: «Abbattere la logistica dei rifiuti – ha detto – dove non è giustificata dai quantitativi, aumentare la consapevolezza sul problema plastiche e più in generale dei rifiuti in mare e attivare una serie di attività sostenibili a livello locale, dove l’energia prodotta può essere utilizzata in mobilità verde e per altre attività».
La professoressa Stefania Gorbi del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Univpm ha ricordato che il Disva ormai da un decennio si occupa di studiare l’impatto delle plastiche e delle microplastiche nel sistema marino e sta cercando anche di trovare delle soluzioni in maniera integrata con enti pubblici ed aziende provate che possono sviluppare la tecnologia adatta per gestire la plastica, trasformando «un problema in una risorsa».
«Da 1 chilogrammo di plastica può essere ricaricato un monopattino», ha spiegato Mauel Lai, amministratore di Iris srl. Nel dettaglio dopo che il rifiuto plastico è stato recuperato in mare e triturato, viene immesso in un contenitore ad alta temperatura. «L’alta temperatura – ha precisato Lai – rompe le molecole della plastica in molecole molto piccole fino a diventare un gas che può essere facilmente convertito in energia elettrica». Un sistema innovativo che abbatte i costi di trasporto.
Ogni anno in mare si stimano centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti plastici recuperati9 in mare, che hanno un impatto sulla salute del mare, degli organismi marini, ma anche dell’uomo. La professoressa Gorbi ha infatti spiegato «troviamo negli organismi marini percentuali e frequenze di ingestione del 20-30%» plastiche che vengono ingerite anche dai mammiferi marini e dall’uomo, all’apice della catena alimentare. I dati relativi alle plastiche in mare, ha puntualizzato, si riferiscono soprattutto ai rifiuti che galleggiano, ma la maggior parte affonda ed è difficile da recuperare oltre che da valutarne nella dimensione della sua presenza.
In lienee generale, ha spiegato la docente, in qualche ora di attività di raccolta di rifiuti nell’Adriatico siamo in grado di recuperare «circa un centinaio di chili di plastica spiaggiata, un dato che allarma».